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I romani sono veramente assuefatti?

Via del Gazometro

Tratto da Urlo n.203 luglio 2022

Non è mia intenzione evocare scenari orwelliani alla 1984. Così come immagino non sia questa l’intenzione dei tanti commentatori che in questi giorni stanno mettendo in relazione la nostra città con lo stato di totale assuefazione dei cittadini. Si cammina tra cumuli di rifiuti e non si fa caso a dove si gettano i propri. Ci si trova a chiudere le finestre per lottare contro il fumo nero dei roghi, quando le fiamme non minacciano direttamente le nostre case. Oppure si guardano distrattamente sui social i video di cinghiali e altre bestie varie che banchettano beatamente dei nostri avanzi, prima di circondare il malcapitato passante costretto ad arrampicarsi ad una ringhiera.

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In molti parlano di indifferenza, di assuefazione del cittadino romano a tutto quello che di brutto, sporco (e peggio ancora) può prosperare in questa città. Degrado, sporcizia, insicurezza, criminalità e persino pericoli diretti alla propria salute. Tutto questo non toccherebbe più i romani assuefatti dai quartieri e dagli scenari che li circondano.

A questa narrazione però non voglio ancora credere. Voglio sperare che non si sia giunti al punto di non ritorno e che sia ancora possibile, con mano e politiche sapienti, mettere mano alla città e ridare ai romani l’orgoglio di essere anche cittadini.

È proprio oggi che si inizia a parlare di assuefazione, quando la città sembra avvolta in un alone di menefreghismo (oppure il tanto praticato a Roma ‘benaltrismo’), che i problemi, cronici in alcuni quartieri, si rivelano nella loro interezza in tutta la Capitale.

Così si annullano le distanze tra i problemi e le vertenze che associazioni e comitati sentono e vivono ogni giorno. I rifiuti, l’abbandono del verde, i roghi tossici, tutti elementi centrali nella vita di pochi che ora sono divenuti la sottile linea rossa che attraversa ogni quartiere, ogni isolato, ogni strada. Dal centro all’estrema periferia, senza distinzione.

La citazione del film del 1998 diretto da Terrence Malick non è casuale. Quella che stiamo vivendo nelle nostre strade è una vera e propria guerra, questa volta silenziosa, contro l’indifferenza. Le armi in questa battaglia? Pochissime e tutte spuntate. A partire da quelle dell’informazione, relegata in alcuni casi alla semplice conta dei danni dei roghi, o delle tonnellate di rifiuti ancora da raccogliere in strada. Cercando di fare sensazione lì dove si vorrebbe far credere regni l’indifferenza.

Leonardo Mancini