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La Net-Involution

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La tecnologia, ormai, è all’ordine del giorno

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La rete è democrazia, il web la rivoluzione, i social network le nuove agorà, il digital divide un concetto sempre più appannato. I nativi digitali crescono con i polpastrelli incollati ai touch screen, gli occhi fissi sui monitor, la mente sempre più iperconnessa e multitasking. Il lavoro si rivoluziona, la società evolve, la politica si digitalizza, le persone accrescono una diversa consapevolezza del loro essere. È tutto, meravigliosamente, “cool”. Ma siamo certi che questa grande rivoluzione digitale non nasconda, come una serpe in seno, un’involuzione sociale? Basterebbe vedere una puntata di quella grande serie tv britannica intitolata “Black Mirror” che, per quanto futuristica e distopica possa essere, compie uno studio esemplare sui media, scandagliando le possibilità negative (e a tratti distruttive) che l’evoluzione degli stessi potrebbero apportare alla società in cui si innestano. E lo fa senza troppi fronzoli fantascientifici né troppi giri di parole, ma con cognizione di causa e, soprattutto, con uno sguardo antropologico puntuale e disincantato.
I social network ti aiutano a “rimanere in contatto con le persone della tua vita”. Perfetto, è la verità. Ma quanto tempo spendiamo con gli occhi incollati ai nostri smartphone invece di interagire con gli altri? Il digitale ha consentito a tutti di poter possedere dei mezzi professionali con cui fare foto, video e quant’altro. Giusto. Ma quanta qualità si è persa? La rete è democrazia, condivisione, informazione. Non c’è nulla di più vero. Ma la rete ha provocato anche una “dittatura” popolare non indifferente. Tu fai quello che la rete ti dice di fare, pubblichi contenuti in base a quanti “like” riuscirai ad accaparrarti, esprimi solo le opinioni che le persone potranno commentare favorevolmente e, quando non lo fai, la tua necessità è comunque quella di apparire, in un gioco competitivo dove comunque esce vincitore chi ha più consensi.
Per non parlare dell’impigrimento che i nostri cervelli subiscono, grazie all’aiuto continuo della rete. Mi torna in mente, a proposito di democrazia, una frase di George Orwell, visionario maestro della distopia, tratta dal libro “La Fattoria degli Animali”: “Gli animali sono tutti uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri”. Rapportata agli uomini, come lo è nello stesso libro, benché allegorico, questa verità oggi viene decisa dai media. Probabilmente, nel 1945, lui aveva già capito tutto.

Serena Savelli