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La Roma che verrà

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L’editoriale di Urlo sulle prossime amministrative

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Tratto da Urlo n.135 maggio 2016

Manca solo qualche settimana alle elezioni che decreteranno il nuovo Sindaco di Roma. Impossibile non pensare, nella scelta che ci accingeremo a compiere nell’intimità della cabina elettorale, a cosa dovrà fare, anzi, dovrà essere in grado di fare, il nuovo erede al Campidoglio. Perché ciò che il nostro personale parere, o il nostro vissuto o la nostra opinione più o meno obiettiva, è anche ciò che ci guiderà sulla casella da sbarrare. La fede politica esiste ancora? Di base potrei direi di sì, ma secondo la percezione comune queste elezioni si dissociano quasi dalle ideologie, e le scelte si orienteranno (e non a torto) sulla solidità e la fattibilità dei programmi dei candidati. Questa inversione di tendenza, per molti versi saggia, si fonda su una domanda: di cosa ha bisogno Roma e i suoi cittadini per tornare ad essere una città vivibile e una degna Capitale di questo paese? La nostra città è cambiata con il tempo perché non si è riusciti a preservare e valorizzare le sue ricchezze. Roma, città da sempre votata all’arte, al cinema e alla cultura, era nota per i suoi intellettuali che si riunivano nei salotti e nelle locande ormai scomparse, o divenute luoghi folcloristici ad appannaggio solo dei turisti. E se gli artisti trainavano la vivacità culturale della città, chi l’ha resa grande è proprio il suo popolo, quello che ha abitato i suoi quartieri storici e periferici, quello che l’ha resa con il suo lavoro, la sua dedizione e il suo tramandarsi racconti e vicissitudini, la grande città che tutti idealizzano. I cittadini sono sempre meno affezionati ai loro natali, perché Roma è stata saccheggiata e distrutta nel tempo, da chi è stato nei piani alti negli ultimi decenni, e da chi ha pensato che ormai era tutto perduto. Ormai non basta più una suggestiva passeggiata tra gli antichi fasti se a qualche chilometro di costruisce dissennatamente per poi abbandonare i cantieri, si realizzano opere che nessuno utilizza, si creano quartieri senza servizi. Quando piove dentro le metropolitane o ci si imbatte nelle piaghe apocalittiche che si aprono sulle strade o si notano, nei vicoli, gli individui che costituiscono quel sottobosco urbano fatto di delinquenza e sfruttamento, ci si chiede come si è arrivati a tanto.

Chiunque governerà questa città deve avere ben chiaro che avrà un compito difficile, per estensione territoriale e di problematiche da seguire. Dovrà essere consapevole di essere all’altezza del ruolo di cui verrà investito. Dovrà combattere contro lo sfruttamento di Roma e puntare a un sistema di gestione trasparente e saggio. La dovrà curare, accudire e far crescere come un pezzo di se stesso, nell’interesse della collettività e non solo di una ristretta cerchia. Non è facile, lo sappiamo. Ma da questo è possibile ripartire e far rinascere questa splendida e martoriata città.

Serena Savelli