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LO SPETTACOLO DEL DOLORE

Tratto da Urlo n.232 marzo 2025

In diverse occasioni abbiamo parlato delle teorie complottiste e di come queste vengano create per sfruttare e per veicolare i pensieri e le azioni di tante persone. Lo abbiamo visto durante il periodo della pandemia, in relazione al conflitto in Ucraina o alla crescita della presenza dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite. In ognuno di questi casi abbiamo potuto indagare le ragioni che hanno portato alla costruzione di una teoria complottista e che, in alcuni casi, possono persino far vacillare chi non è incline al complottismo. Naturalmente in ogni caso che abbiamo toccato è stato facile smentire quanto affermato, alle volte con prove scientifiche, mentre in molti casi è bastato il semplice buon senso.

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Ma in queste settimane stiamo assistendo alla nascita di una teoria complottista che mi ha lasciato di stucco, che apre prospettive che forse sarebbero eccessive persino per un filmetto d’azione di serie C. Diverse personalità dei social e del panorama del complottismo hanno iniziato a rendere pubblica la loro personalissima teoria sulla permanenza di Papa Francesco al Gemelli. I problemi di salute del Pontefice sono noti, né lui li ha mai nascosti, né l’ospedale e la Santa Sede sono stati parchi di notizie. Quotidianamente infatti gli organi di informazione sono stati messi al corrente delle condizioni del Santo Padre attraverso i bollettini che vengono diramati. Inoltre nei giorni scorsi Papa Francesco è tornato persino a parlare ai fedeli raccolti in Piazza San Pietro con un breve messaggio audio.

Nonostante questo diverse persone credono fermamente che il Pontefice sia morto da alcuni giorni (le speculazioni sulla data precisa rasentano una masterclass in cabala) e che per una qualche convenienza il Vaticano stia celando questa informazione all’opinione pubblica. Le prove? Nulla, se non l’impossibilità di vedere di persona il Pontefice. I bollettini medici sarebbero dei falsi, mentre l’audio del Papa diffuso in piazza sarebbe vecchio, o creato con l’intelligenza artificiale (perché una stoccata all’AI non guasta mai).

Al netto delle speculazioni e dell’inconsistenza di una teoria che non porta nessuna prova a suo vantaggio (perlomeno i terrapiattisti cercano di fare calcoli e si sforzano di rispondere alle domande), quello che resta è la volontà di spettacolizzare il dolore ad ogni costo. La lezione che il Pontefice sta dando in queste settimane così complesse è forse quella contraria, la volontà cioè di esercitare il sacrosanto diritto di soffrire e di farlo in privato come vorrebbero tutti, senza spettacolarizzarlo. Una decisione che forse, a chi di spettacolo vive, proprio non va giù.

Leonardo Mancini