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Ombre sulla ripresa

Tratto da Urlo n.179 Maggio 2020

Gli unici settori a non aver subito (o perlomeno ad aver subito in misura minore) i danni del lockdown sono quelli dell’illegalità e del crimine organizzato. Un’idea avanzata da giornalisti, analisti e intellettuali nel corso di queste settimane, dimostrata da moltissime operazioni delle Forze dell’Ordine, che hanno portato ad arresti e sequestri di beni e di sostanze stupefacenti. Non è difficile immaginare come questi mesi di chiusura non abbiano fiaccato poi tanto i canali di distribuzione, il racket e le estorsioni. Così con le riaperture anche il crimine organizzato sarà pronto a riprendere i suoi affari con il massimo del profitto e con un nuovo ‘esercito’ di disoccupati, cassa integrati e nuovi poveri da sfruttare.

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Chi invece sta tutt’ora subendo gli effetti dell’emergenza sono i commercianti e le piccole e medie imprese. Quelle attività che hanno dovuto dare fondo ai risparmi (spesso personali) per arrivare a pagare i salari (quando i dipendenti non sono finiti in cassa integrazione), le tasse e gli affitti. Il tutto in un’economia che in alcuni settori è rimasta pressoché immobile per tre mesi.

Commercianti e imprenditori hanno manifestato nelle scorse settimane nella Capitale per chiedere maggior misure di sostegno nei mesi a venire, denunciando pressioni e tentativi di contatto da parte del crimine organizzato. La stessa Sindaca Raggi, in una intervista rilasciata a “La Repubblica”, ha toccato questo tema collegandolo all’esasperazione dei cittadini che potrebbe essere facilmente intercettata: “Dobbiamo dare risposte concrete e veloci per evitare rischi di ribellione da parte di cittadini esasperati dall’emergenza e dobbiamo essere più rapidi della criminalità”.

La liquidità per salvare un’azienda, un negozio o una qualsiasi attività, non si ottiene dal giorno alla notte, e sono tanti i commercianti che non sono disposti a ripartire con decine di migliaia di euro di debiti con le banche. Molti non possono nemmeno chiedere prestiti, perché magari già hanno rate e interessi da coprire. Così arrivano le proposte, le telefonate e le visite di personaggi opachi, pronti ad investire, a rilevare o semplicemente ad ‘alleviare’ il carico finito sulle spalle dei piccoli imprenditori. Una situazione che le forze dell’Ordine hanno ben chiara e che nei prossimi mesi dovrà essere tenuta sotto controllo.

Come farlo? Anche in questo caso, soprattutto per sapere verso chi tendere una mano e indirizzare l’aiuto, avranno un ruolo fondamentale i territori, le comunità locali e le istituzioni di prossimità. L’attenzione sarà tutta rivolta a non lasciare sole queste persone, in balia di burocrazia e conti in rosso, velocizzando i servizi e l’erogazione di tutti i sostegni economici previsti, dai buoni spesa fino ai fondi per le imprese. Dovranno poi essere gli uffici che si occupano di licenze, di occupazione di suolo pubblico e di commercio, che possono tenere traccia di modifiche, cessioni e strani spostamenti di proprietà, a dover valutare e segnalare. Saranno poi le comunità locali ad avere un ruolo fondamentale, esperienze di mutuo aiuto nate in quarantena avranno bisogno di essere riorganizzare e riorientate in questa lunga Fase2.

La speranza al momento è che l’onda lunga di questa crisi non ci lasci quartieri vuoti, strade deserte e negozi chiusi. Da piccole isole domestiche di questi mesi dobbiamo tornare ad essere comunità, magari una comunità migliore, ma questo è tutto un altro paio di maniche.

Leonardo Mancini