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Roma si astiene

Concentriamoci per un momento sui dati romani. Ancora una volta (oramai è un trend) la parola d’ordine di questa tornata elettorale è “astensionismo”. Già prima delle elezioni non sono mancati commenti che parlavano del partito dell’astensione come primo in Italia. Un dato non di certo esaltante nell’analisi, ma che purtroppo rivela come, ad esempio nella Capitale, a recarsi alle urne è stato meno di un elettore su due. L’affluenza infatti per Roma si è fermata al 43,58%, circa sei punti sotto il dato nazionale e ancora in calo (5 punti circa) rispetto alle Elezioni Europee del 2019, dove alle urne capitoline si erano recati il 48,91% dei romani.

Per quanto riguarda il primato territoriale dei votanti, in questa tornata se lo aggiudica il Municipio II, che supera il 50% (53,53%), seguito dal Municipio VIII con il 49,51%. Il dato più basso è per il VI Municipio (33,82%). Mentre per gli altri territori che interessano il nostro giornale, il IX Municipio raggiunge il 45,30%, poi, con un basso il risultato, l’XI con il 39,86%, mentre il XII Municipio, con il 46,15%, si attesta al quinto posto generale. In ogni caso il dato dell’astensionismo cala solo se si guarda alla provincia, dove in alcuni casi la tornata elettorale ha visto anche il voto per il rinnovo del Comune (qui l’affluenza è stata del 66,95%). Un dato che fa riflettere sull’importanza percepita dalla popolazione rispetto alle elezioni di livello europeo.

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Non è forse ancora il caso di lanciarsi in grandi riflessioni su come cambieranno i rapporti all’interno del nuovo Parlamento europeo. Se infatti da un lato la maggioranza della von der Leyen ha tenuto la prova delle urne, non si potrà non fare i conti con l’avanzata (generalizzata in tutti i paesi) delle forze di destra e destra estrema. Ma quello su cui si dovrebbe ancora una volta riflettere, e forse è il caso che si ponga al centro questo tema, è quanto l’Europa non sia sentita vicina dai cittadini. Questo nonostante molte battaglie centrali per la nostra quotidianità, dalla transizione ecologica, alla sanità, agli stipendi fino alle politiche sul cibo, saranno al centro del dibattito nei prossimi anni.

Leonardo Mancini