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E da un torto nasce un EutOrto

Scende in campo la protesta degli ex lavoratori Eutelia.


Circa un anno fa quasi 1500 lavoratori del gruppo Eutelia, quinto operatore di telecomunicazioni per infrastrutture e servizi, venivano licenziati. Professionisti con esperienza pluriennale, informatici, matematici, esperti di marketing. Un costo del lavoro ed un TFR che l’azienda considera troppo oneroso. Da qui una serie di trasferimenti forzati, prima all’Agile, poi all’Omega. Nella sola Capitale oltre 430 lavoratori finiscono senza lavoro.
Oggi, spostandoci da Tiburtina – sede storica del gruppo – all’Ardeatina, alla volta dell’Istituto Agrario Statale Giuseppe Garibaldi, da quasi due mesi si sta realizzando un esperimento innovativo, grazie all’interessamento del Preside Franco Antonio Sapia, sollecitato dal Vicepresidente della Commissione Consiliare Ambiente alla Provincia Gianluca Peciola.
Ancora una volta i protagonisti sono i lavoratori dell’Eutelia, pronti “zolla dopo zolla a cambiare il mondo”. Così, per effetto di un’ingiustizia subita e per la volontà di tornare alla socialità, è nato l’EutOrto. “Un nome che abbiamo scelto per varie ragioni – ci spiega Marco Giovanrosa, ex lavoratore Agile e delegato sindacale – perché il prefisso EU significa giusto, perché le prime 3 lettere vengono dall’abbreviazione di Eutelia e poi perché, aggiungendo la parola Orto, che è quello su cui abbiamo iniziato a lavorare, esce fuori anche il significato di quello che abbiamo subito: un torto”. Quindi, un EutOrto.
Esiste anche un blog, in costante aggiornamento per opera di Francesca De Dominicis, una delle poche persone a non aver perso il lavoro, tra le 23 che, quotidianamente, dalla mattina alla sera, passano le giornate in questi 2.000 mq messi a disposizione dall’Agrario. Nessuno li obbliga a farlo, ma ci sono molte ragioni che spingono ad andare. “Non avendo più accessibilità in azienda – spiega Marco – si vengono a perdere spazi di socialità che danno significato e senso alla vita. In più potrebbe essere un elemento di scopo laddove, in un piano strutturato di rilancio dell’azienda, ci siano alcune fuoriuscite di persone, a cui ad esempio mancano pochi anni alla pensione. Allora in questo modo può diventare un elemento di transito verso la pensione stessa”.
La vicenda giudiziale, in effetti, è tutt’altro che conclusa. E tornare in azienda, per i 23 lavoratori dell’EutOrto, rimane un obiettivo primario. “Questa esperienza, che ci piace molto, serve comunque a mantenere viva la nostra vertenza. Abbiamo fatto anche un’iniziativa il 28 ottobre, per una notte, in occasione del compimento di un anno dalla nostra occupazione – ci spiega Gloria Salvatori – e guarda casa il collettivo di EutOrto c’era tutto. Una riprova del fatto che manteniamo la socialità”.
L’esperimento, quindi, sembra riuscire. “Noi stiamo sperimentando sulla nostra pelle cosa significhi produrre un litro d’olio – ammette Gloria che in Eutelia era un quadro – Nella giornata che abbiamo raccolto di più, abbiamo fatto 5 quintali di olive, ovvero 60 litri d’olio. Se consideri che un litro lo vendi a 8 euro, i conti sono presto fatti: 480 euro. Ma devi pagare 10/12 persone, e poi devi rientrare di tutta un’infrastruttura che ha un costo, perché devi usare un trattore, i pettini, la benzina per utilizzare i pettini, le reti, le piante che devono avere almeno 50 anni, e questo significa altro lavoro per tenerle in vita. Alla fine ti chiedi: ma 8 euro non coprono i costi dell’agricoltura. E cominci a riflettere su questo: come fanno a vendere, al supermercato, a 2 euro e mezzo un litro d’olio?”.
Riflessioni che non rimangono in sospeso ma che diventano la molla per cominciare, su un terreno diverso, ad acquisire competenze. “Due dei nostri colleghi hanno iniziato a frequentare un corso sugli orti sinergici a Valle di Perna – ci ricorda sempre Gloria – e presto, dopo che a fine novembre avremo terminato con le olive, ci dedicheremo a ripristinare una vecchia porcilaia. Dopotutto noi abbiamo radicata una convinzione: si lavora per mangiare, l’uomo è ciò che mangia, e se mangia bene diventa migliore dentro”. La sensazione è che queste verdure piantate con tanta attenzione, cresceranno bene. Questo grazie alla disponibilità del Preside dell’ITAG che ha concesso la mezzadria di 1400 ulivi, oltre a circa 2.000 mq di terreno, al corpo docente che, compatibilmente con gli oneri didattici, fornisce un supporto anche teorico, alla Provincia che, dopo la felice riuscita degli Orti Sociali alla Garbatella, promuove un altro esperimento di ritorno alla natura ed alla comunità. Ma soprattutto per l’impegno di questi ex lavoratori dipendenti, mossi da un mantra accennato sottovoce: “zolla dopo zolla, cambieremo il mondo”.

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Fabio Grilli