Home Rubriche Go Green

Un bluff le navi radioattive del Tirreno. Oppure no.

navefantasma

Un caso clamoroso, con tutti gli elementi della spy story, a bagnomaria sulle coste calabresi del Tirreno. Nelle scorse settimane si e’ tornati a parlare delle navi dei veleni, relitti contenenti rifiuti tossici affondati per mano della criminalita’ organizzata. Il tutto in seguito alle dichiarazioni rese dal pentito della ‘ndrangheta Francesco Fonti, che ha fatto riferimento a tre imbarcazioni fatte sparire di fronte a Maratea, Metaponto e appunto Cetraro, in Calabria.

Su quest’ultima pista e’ intervenuto Bruno Giordano, procuratore di Paola (Cosenza). Rispetto ad altre indagini, il fatto nuovo e’ che il relitto di una nave e’ stato trovato proprio nel punto indicato dal collaboratore di giustizia. Prontamente verificata l’identita’ dello scafo presente nei fondali del Tirreno cosentino, grazie ad una missione di accertamento congiunta voluta da Ministero dell’ambiente e autorita’ locali. Risultato: il relitto sarebbe quello del “Catania”, nave passeggeri affondata nel 1917. Nessuna traccia di radioattivita’. Caso chiuso.
Tentiamo un riepilogo dei fatti. Una serie di elementi avevano portato il procuratore Giordano ad ipotizzare che il relitto individuato potesse realmente corrispondere a quello della “Cunsky”, indicato da Francesco Fonti. Le misure dell’imbarcazione, il modello relativamente nuovo, ma soprattutto la certezza che proprio in quel punto non era mai stato registrato alcun affondamento. Secondo le immagini provenienti dal mezzo sottomarino telecomandato che ha scoperto l’imbarcazione, da un squarcio nella zona di prua apparirebbero dei fusti.
Il ritrovamento dello scafo scatena le polemiche, soprattutto da parte delle associazioni ambientaliste, Legambiente e WWF in testa, che con l’attivita’ di comitato non hanno mai smesso di chiedere ulteriori accertamenti. Il clima nella provincia di Cosenza e’ gia’ rovente grazie alla scoperta di metalli pesanti, spia di radioattivita’ di origine artificiale, nel letto del fiume Oliva, vicino a Aiello Calabro. A riscaldare l’ambiente, il rincorrersi di voci secondo cui nella zona la percentuale di giovani tre i 30 e i 39 anni ammalati di tumore sia di quattro volte superiore alla media nazionale. Il tutto da ricollegarsi al caso della famigerata “Jolly Rosso”, incagliatasi di fronte alla spiaggia di Campora san Giovanni con all’interno un probabile carico di rifiuti tossici mai recuperati.
La societa’ civile si raccoglie nella manifestazione del 24 ottobre ad Amantea. Poi la svolta.
Il 27 ottobre il Ministro dell’ambiente Stafania Prestigiacomo in una conferenza stampa congiunta con il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, scioglie ufficialmente il caso. La nave dei veleni non esiste, il relitto corrisponde a una vecchia nave passeggeri della Societa’ marittima italiana. Secondo le parole dello stesso Ministro, “dalle prime analisi ambientali e’ emerso che fino alla profondita’ di 300 metri non si rilevano alterazioni della radioattivita’”.
Non tutti i dubbi sono stati dissipati dal filmato mostrato dalla Direzione Nazionale Antimafia. Secondo il resoconto di alcuni giornalisti presenti, nelle immagini “assai simili a quelle diffuse durante le prime rilevazioni”, non vi e’ piu’ “traccia dei bidoni”.
Saranno necessarie ulteriori rivelazioni per approfondire il caso.

Ads

Federico Roli