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Inclusione fa rima con Sport

Quanto è importante l’attività sportiva per generare inclusione?

La pandemia e le restrizioni messe in campo a partire da marzo 2020 hanno fatto sentire ancora di più la mancanza dell’attività sportiva e dei benefici che porta ad ogni livello. L’interruzione brusca di qualsiasi genere di esercizio nella stragrande maggioranza della popolazione ha portato anche alla diminuzione dei contatti e delle relazioni che si instaurano durante la pratica sportiva. Allo stesso tempo ha reso ancora più sole tutte quelle persone (di ogni età ed estrazione sociale) che giovavano dei valori di uguaglianza e inclusione insiti nello sport.

Perché c’è da ricordarlo: poche cose sono moltiplicatrici di inclusione come il gioco e la pratica sportiva. Ma non solo. Lo sport fa bene alla mente e all’umore, aumenta la produzione di endorfina all’interno del corpo, aiutando a sopportare meglio lo stress. Inoltre la pratica sportiva e il gioco sono elementi essenziali di inclusione per quanti si trovano in condizioni difficili e trovano nello sport un’occasione di confronto e scambio alla pari con gli altri.

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È questo il caso ad esempio del crescente fenomeno dei parchi che contengono al loro interno delle aree sportive o di gioco inclusive. Si tratta di luoghi all’interno dei quali tutti i bambini (proprio tutti i bambini) hanno la possibilità di accedere e giocare assieme. Sicuramente sono da sottolineare anche le numerose iniziative sportive che fanno dell’inclusione il loro obiettivo primario, tenendo presente che proprio attraverso l’accettazione degli atri si progredisce e si abbattono i muri delle differenze e delle indifferenze.

Soprattutto nello sport quindi il concetto di inclusione è fondamentale e centrale. Dovrebbe essere così in ogni aspetto della nostra quotidianità, ma è nella pratica sportiva che le nostre vite si arricchiscono della vicinanza e del confronto con gli altri, arrivando ad obiettivi comuni che sarebbero difficili, se non impossibili, da raggiungere da soli.

Iniziative come quelle dei Villaggi dello Sport, organizzati in tutta Italia da OPES – Rete nazionale di Terzo Settore e Ente di Promozione Sportiva nell’ambito del progetto “Percorsi di Sport”, permettono di mettere in comunicazione e confronto ragazzi e ragazze anche molto diversi tra loro, tenendo però sempre a mente l’obiettivo dell’inclusione. In questi Villaggi vengono promosse le discipline sportive olimpiche e paralimpiche, esaltando lo spirito socializzante, aggregante ed inclusivo della pratica sportiva, assicurando l’inclusione dei ragazzi con disabilità o che si trovino in condizioni socio-economiche particolarmente svantaggiate.

Un punto di riferimento che mette in strettissima relazione (come se si potesse fare altrimenti) la pratica sportiva e l’inclusione di tutti e tutte.

Marco Casciani