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Bugo – Nuovi rimedi per la miopia

Meglio rimanere miopi di fronte all’ultimo lavoro di Bugo che non conferma le aspettive riposte nel nuovo album. Le musiche si rivelano semplici e al limite del banale per un artista che era stato consacrato sull’altare dei migliori cantautori italiani solo tre anni fa

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Sono passati tre anni e tanta acqua sotto i ponti. Contatti aveva consacrato Bugo sull’altare dei migliori cantautori italiani insieme a quella schiera di giovani De Andrè con la chitarra elettrica ed i synth. Dopo tanta gavetta nei clubbetti live e dopo essere stato simbolo di un rock italiano underground sempre più in espansione, Bugo affrontava l’inizio degli anni ’10 non più come promessa ma come artista consolidato e mainstream. L’idillio però è durato poco e, dopo l’annuncio su Facebook dell’uscita del nuovo album, è definitivamente finito quando “I miei occhi vedono” è stato lanciato come primo singolo. La canzone che, nelle idee dell’artista, doveva essere il trampolino di lancio dell’album risultava ‘vuota’, povera di quell’ironia ed autocritica tipica del cantante. Le musiche poi sempre studiate, volutamente semplici, a volte al limite del banale, ma con un’idea chiara di base, ora sembrano essere lasciate a se stesse o peggio ancora ricalcate da vecchie composizioni. In alcune canzoni ricorda addirittura cantanti da stadio nostrani come Ligabue o Vasco e quindi quanto di più lontano da lui si possa immaginare. Delle sue filastrocche elettroniche è rimasto ben poco, salvo qualcosa in “Il sangue mi fa vento” e “Lamentazione n322” che però strizzano l’occhio, con le dovute proporzioni, alle ultime produzioni dei Radiohead piuttosto che a quello a cui siamo abituati.
Delle dieci tracce contenute in questo “Nuovi rimedi per la miopia” non sembra essercene nessuna che spicchi sulle altre, il che comporta un ascolto piatto del disco. Forse in questi 3 anni di sperimentazioni, in cui si è dedicato molto alle arti visive, Bugo ha tralasciato ciò che gli riesce meglio, ovvero la musica. Non si spiegherebbe altrimenti un’involuzione simile in un artista che, per quanto dimostrato negli anni, è di sicuro talento.
Per concludere quindi Bugo avrà anche trovato dei nuovi rimedi per vedere chiaramente le cose, noi invece preferiamo rimanere miopi e far finta di non aver visto bene in attesa del suo prossimo disco che, speriamo, ce lo restituirà geniale come sempre.

 

Simone Brengola