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Undici milioni per Porta Portese. Ma il mercato rischia di rimanere com’e’

portaportese

Insoddisfazione dal Municipio per un progetto che, lasciando invariati gli spazi occupati ed aumentando le licenze, mantiene irrisolti i problemi dei residenti.

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Per Roma rappresenta molto più di un mercato rionale. In effetti ne costituisce un simbolo, quasi un monumento. Perdersi tra le bancarelle di via Rolli, sostare davanti ad un tavolino in arte povera a largo Toja, farsi irretire dal prezzo d’un cronografo russo, sono esperienze comuni a milioni di romani. Per questo la notizia di una sua riqualificazione attraverso un finanziamento della Regione Lazio desta una certa curiosità. Al di là dei manicheismi di sorta, ben oltre le dicotomiche divisioni tra passatisti e modernizzatori, la sistemazione di un’area come quella di Porta Portese reca in sé notevoli implicazioni che vale la pena approfondire. Che vada riqualificato non v’è dubbio. L’assenza di bagni chimici, ad esempio, a fronte delle migliaia di visitatori, è un evidente indicatore di degrado. In questa chiave, l’operazione messa a segno dall’Assessorato alle Attività Produttive appare immediatamente necessaria.

“Questo finanziamento – ha recentemente dichiarato l’Assessore Davide Bordoni – è un’occasione preziosa che permetterà di sviluppare e riqualificare un quadrante come Porta Portese, strategico per la città di Roma dal punto di vista non solo commerciale ed economico, ma anche urbanistico e occupazionale”. Il finanziamento cui l’Assessore fa riferimento, è quello richiesto da Roma Capitale, nell’ambito dell’obiettivo ‘Rigenerazione delle funzioni economiche, sociali e ambientali delle aree urbane’. Un fondo istituito per lo sviluppo urbano e locale, che rientra tra i finanziamenti messi a disposizione dall’Europa. In sostanza si parla di circa 11 milioni di euro per la riqualificazione dell’area di Porta Portese. “Abbiamo avviato un percorso che realizzeremo in collaborazione con le imprese romane, alla fine del quale consegneremo alla cittadinanza un’area urbana e un mercato definitivamente rivalutati e riqualificati dopo tanti, troppi anni di attesa – ha dichiarato soddisfatto Bordoni – Dopo tempo questa amministrazione arriverà a dare una risposta certa e concreta, peraltro molto attesa sia dagli operatori che dai residenti”. Che fosse molto attesa non vi è dubbio. Che i risultati verso cui ci si muove, soddisfino in egual misura chi in quella zona vi abita, e chi vi lavora, suscita qualche perplessità. A darcene conto è proprio il Presidente del Municipio XVI Fabio Bellini: “L’operazione di riqualificazione di Porta Portese come primo effetto produce il fatto che il mercato rimanga nella situazione attuale. In altre parole non si modifica la dimensione esistente. Verso questa impostazione noi esprimiamo una netta contrarietà”, chiarisce immediatamente il minisindaco. Ma per capire la posizione del Municipio, va fatto un passo molto indietro, agli anni 40/50, quando si cercò per la prima e quasi unica volta, di legiferare sulla sistemazione del mercato.
“Negli anni 40/50 l’area di Porta Portese non era ancora edificata, se si escludono le case dei ferrovieri in via Giovanni da Castelbolognese e quelle popolari in via Ettore Rolli. Si diceva: mettiamo lì il mercato, che originariamente si trovava accanto al San Michele, l’edificio dell’ex carcere minorile subito prima della porta. Lo si spostò fuori le mura, per stare più tranquilli poiché lì non era costruito”. Ora è evidente come la situazione sia notevolmente cambiata. Ed è proprio questo aspetto che Bellini mette in evidenza. Riportando una delibera comunale, praticamente l’unica prodotta nel corso dei successivi 50 anni: “Nell’unico atto pubblico recente, che risale al 2000, si pone il tema del restringimento del mercato, che si vorrebbe fosse messo in zone attigue, per non dar fastidio a chi lì vi abita”, e seguendo la falsariga della delibera comunale, Bellini descrive l’area di mercato più adatta alle esigenze dei residenti, cioè “far sviluppare il mercato lungo viale delle Mura Portuensi, ossia da largo Bernardino da Fermo dove c’è il deposito Atac, correndo lungo il perimetro delle mura fino a piazzale Portuense. Da lì riprende la Portuense fino a largo Toja, ossia in pratica descrive una sorta di J. In questo modo la sede del mercato di fatto non confligge con l’attività residenziale. Perché dobbiamo considerare che lì ci sono cittadini che, 24 h la settimana, vivono un profondo disagio. Ci sono stati anche dei morti, perché le autoambulanze non riuscivano a passare, e per questo da 11 anni il Municipio paga un’ambulanza con sei persone ed un defibrillatore. Ed abbiamo anche realizzato, terminandole la scorsa estate, ma avendole cominciate nel 2003, tutte le vie di fuga per consentirne il transito. Ma se scoppiasse un incendio? Non c’è la possibilità per i vigili del fuoco di intervenire”.

Quindi la Giunta Bellini sembra interessata a soluzioni diverse da quelle prospettate da Bordoni. E non solo in ordine alla dimensione del mercato, ma anche per l’assegnazione di licenze, o meglio di autorizzazioni alla vendita, per 800 esercenti irregolari, tra “abituali” e “sospesi”, che farebbero salire il numero dei banchi a 1300 unità. “In conclusione l’area occupata – dice Bellini riferendosi al progetto di riqualificazione proposto da Roma Capitale – sarà la stessa di adesso. Gli esercenti saranno gli stessi, solo che si sta cercando di normarli. I soldi spesi serviranno per operazioni di assetto viario e di miglioramento della sede stradale, dunque per fare opere accessorie rispetto alla collocazione del mercato. Ma il problema – conclude Bellini – è che se spendiamo questi soldi senza risolvere la questione della dimensione del mercato, autorizzando anche gli abusivi, siamo al capolavoro dell’assurdo”.

Ed in effetti, che ci siano visioni contrastanti rispetto alla riqualificazione di Porta Portese risulta evidente anche dalle parole del Consigliere Municipale Marco Giudici (Pdl): “Principalmente l’esigenza di riqualificare quell’area deriva dalla necessità di dare una certezza amministrativa agli operatori rispetto al diritto ad esercitare la loro professione” chiarisce subito il consigliere. Ma c’è un’altra considerazione che Giudici mette in risalto: “dobbiamo tentare di contemperare le esigenze degli operatori con quelle della cittadinanza residente. Perché non ci scordiamo che se l’operatore vive di quel lavoro i cittadini di Porta Portese sopravvivono da decenni nel degrado e nell’abbandono da parte delle amministrazioni. Quindi ben venga l’opera di riqualificazione, purchè si continui ad andare avanti”. La linea dell’opposizione municipale appare quindi più sfumata. A metà strada tra le istanze degli esercenti e quelle di chi lì vi abita, con una visione particolare anche del ridimensionamento. Che non è esattamente di ordine spaziale, come vorrebbe Bellini rifacendosi alla delibera comunale del 2000.
“Certamente si deve intervenire anche sul ridimensionamento del mercato – chiosa Giudici – poiché ci sono categorie merceologiche di fatto globalizzate, e altre che sono lì da diverso tempo e vendono prodotti tipici di Porta Portese. Io ad esempio inizierei a rivedere i banchi dei cinesi, e lascerei i banchi di antiquariato e abbigliamento. Quindi ben venga la riqualificazione ed il ridimensionamento”. Tagliando sugli esercizi cosiddetti “globalizzati” in favore di quelli tradizionali. Una sorta di terza via, tra Bellini e Bordoni. Quello che rimane, dopo queste considerazioni, è il dubbio circa l’utilizzo degli undici milioni previsti. Ma poiché l’Assessore ha riconosciuto nell’operazione un premio al lavoro progettuale che è stato fatto da
tutti e che dimostra ancora una volta che quando c’è concretezza, competenza e voglia di fare i risultati si possono raggiungere”, restiamo fiduciosi. Anche se ancora un po’ disorientati. Ma tutto sommato, è ‘l’effetto Porta Portese’.

Fabio Grilli