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This must be the place

Cercasi Sorrentino disperatamente. Verrebbe da dire questo dopo aver visto l’ultimo lavoro del regista partenopeo, una coproduzione italo-franco-irlandese che ha benficiato della presenza di uno Sean Penn certo in grande spolvero ma che lascia perplessi gli estimatori di Sorrentino.

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Romanzo di formazione, road movie, tragicommedia di costume, il film riunisce in sé tutte queste espressioni senza però che nessuna prevalga sull’altra. Nel cammino di crescita personale della rock star in esilio volontario, Cheyenne (interpretato da Sean Penn), che lo porterà a ricostruire il rapporto abbandonato con l’appena defunto padre, in un viaggio tra il visionario e l’odissiaco attraverso gli Usa, riesce difficile rintracciare una poetica coerente, una visione unitaria che tenga insieme tutto. Cioè la cifra del regista che da “L’uomo in più” a “Il Divo” aveva stupefatto per la sua perfezione formale, capace di ideare regie complesse e innovative, unite a una scrittura decisa, tagliente. Di quei personaggi così fuori dai canoni, ai limiti, sopravvive poco in quella che sembra una macchietta dalle tinte pop. Certo gli spunti registici sono conservati: tanti i punti in cui la macchina da presa si muove con lo stile inconfondibile e la fotografia regala attimi di stupore. Da elogiare la colonna sonora composta da David Byrne e la bravura degli attori. Ma Sorrentino forse si è perso tra tutte queste istanze, uscendone confuso, o per lo meno confondendo gli spettatori. Per questo lo aspettiamo, convinti di ritrovarlo prestissimo.

Regia: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino e Umberto Contarello
Interpreti: Sean Penn, Judd Hirsch, Frances McDormand, Eve Hewson, Joyce Van Patten

Italia, Francia, Irlanda 2011

Stefano Cangiano