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Ad ogni stagione (storica) la propria coltura

In tempi antichi, quelli della Roma di Romolo, la questione dei terreni di proprietà privata e pubblica era una pratica certa e senza troppi dubbi etici: i cittadini romani avevano circa mezzo ettaro di possedimenti e i soldati romani quasi due ettari; se invece l’esercito romano conquistava nuovi territori, questi erano di proprietà pubblica, ma all’eventualità venivano dati in concessione e usufrutto privato.

L’agricoltura è sempre stata un’attività che ha permesso alla cultura umana di proliferare ed espandersi sul pianeta, d’altra parte il primo trattato di agricoltura è il Liber de agri cultura che è un’opera in prosa dell’autore latino Marco Porcio Catone detto il Censore, composta probabilmente attorno al 160 a.C. Oltre all’opera di Catone abbiamo dei consigli da parte di Varrone e Columella, nei loro De re rustica, su come gestire i terreni dedicati alla coltivazione di frumento, cereali, frutteti, vigneti, e quelli destinati all’allevamento.

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Nel pieno della Roma repubblicana, i ricchi della scena culturale e politica romana scelsero terreni fuori le prime mura ma entro quelle che saranno poi le mura aureliane (per proteggere Roma dai barbari nel III secolo d.C.) verso i Castelli Romani, verso Guidonia e Roma nord, sia per rimanere lontano dal caos cittadino che per dare vita a delle ville magnifiche e a grandi hortus. Nel tempo, dato che confinavano, gli Orti Luculliani furono uniti a quelli Sallustiani, che si trovavano tra le pendici del Pincio e il Quirinale, come anche gli Orti Pompeiani e Aciliorum e molti altri che si trovano nella zona est dell’Urbe; molti meno Horti sorgevano nella zona ovest Vaticana e Portuense. La regione del Latium Vetus, corrispondente all’area geografica dell’attuale Lazio, era nota per i suoi ampi spazi aperti, tra cui pianure e colline, che fornivano condizioni ideali per il pascolo. Le vigne crescevano su terreni vulcanici ricchi di minerali, conferendo ai vini un carattere unico. Il Lazio ha una ricchezza di terreno che è stata storicamente vantaggiosa per l’agricoltura, condizioni climatiche favorevoli e la vicinanza al Mar Tirreno che lo hanno reso un’importante regione agricola sin dall’antichità.

Gli antichi romani avevano sviluppato anche alcune tecniche di allevamento e gestione del bestiame, sebbene l’innovazione tecnologica in questo settore fosse limitata. L’efficienza nell’allevamento dipendeva principalmente dalle pratiche tradizionali che venivano tramandate.

È importante notare che l’allevamento nella Roma repubblicana era strettamente legato all’agricoltura e all’organizzazione sociale dell’epoca, influenzando direttamente l’economia, la cultura e l’alimentazione dei romani. I contadini e gli allevatori tenevano suini e greggi di pecore per la produzione di lana e carne. Le pecore ed i maiali erano adatti alle condizioni climatiche della regione e richiedevano poco spazio, rendendo l’allevamento accessibile anche su terreni limitati. L’allevamento delle pecore nella Roma repubblicana era una pratica chiave che contribuiva alla prosperità economica e all’approvvigionamento di risorse importanti per l’abbigliamento e l’alimentazione. Oltre alla lana, le pecore fornivano anche carne e latte, che costituivano una parte importante della dieta. La lana e gli altri prodotti derivati dalle pecore svolgevano un ruolo essenziale nell’industria tessile e nell’economia dell’epoca.

Alcune delle vie di scambio commerciale più famose includono la Via Appia, che collegava Roma a Brindisi, consentendo il trasporto di merci e truppe lungo la penisola italiana, la Salaria, verso le regioni settentrionali e le miniere di sale, la Flaminia, verso Rimini e il commercio con il nord Italia e oltre, e infine la Via Traiana, in direzione del porto di Brindisi e l’oriente.

Attraverso queste importanti vie di scambio, Roma era in grado di mantenere legami commerciali e culturali con altre regioni dell’Impero, facilitando il flusso di merci come grano, olio, vino, metalli, tessuti e altri beni di lusso. La rete stradale dell’antica Roma era fondamentale per la sua crescita economica e per la diffusione della cultura romana in tutto il mondo antico.

Veronica Loscrì