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Alla ricerca dei tesori del Foro della Pace

Nel 2012 sono ricominciati i lavori di scavo del Foro della Pace, detto anche Foro di Vespasiano, con lo scopo di riportare alla luce gli importanti tesori che conteneva.

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Il luogo, definito da Plinio come una delle meraviglie del mondo, è situato a sei metri di profondità sotto l’attuale via dei Fori Imperiali, fra la basilica di Massenzio e la chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Era una sorta di museo pubblico fatto erigere da Vespasiano tra il 71 e il 75 d.C. che sottolineava la potenza di Roma. Aveva l’aspetto di una grande piazza quadrata con giardino. A seguito di un incendio Settimio Severo riedificò il complesso nel 191. Nel IV secolo gli spazi furono adibiti ad attività produttive che prima si tenevano nel vicino sito in cui fu costruita la basilica di Massenzio.
All’interno del Foro vi erano esposte le collezioni di sculture di Policleto e Prassitele. Si trattava di capolavori che Nerone aveva prelevato dall’Oriente per abbellire la Domus Aurea. Vi erano esposti anche gli oggetti più preziosi del bottino di Gerusalemme, compresi gli arredi sacri del Tempio di re Salomone come il candelabro d’oro a sette braccia, le trombe d’argento e la mensa aurea.
Il candelabro d’oro a sette braccia, detto Menorah, quando si trovava all’interno del tempio di re Salomone, veniva acceso tramite la combustione di olio consacrato. Nel 1948 l’oggetto sacro fu scelto come simbolo del nuovo stato d’Israele prendendo spunto per il modello dalla sua rappresentazione nell’Arco di Tito, il quale proprio per la presenza del candelabro nel bassorilievo fu chiamato anche “Arco delle Sette Lucerne”. Le trombe d’argento sarebbero state suonate nel corso dei sacrifici nel tempio.
La mensa aurea, anche definita tavola dei pani di proposizione, sarebbe stata una tavola d’oro su cui venivano collocati dodici pani che erano sostituiti ogni venerdì sera, ma che per tutto il tempo restavano caldi e soffici.

 

Massimiliano Liverotti