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L’antichissima Porta di San Sebastiano e la mostra sulle armi dei romani

Nel punto in cui l’Appia Antica diventa via Ardeatina si erge l’antichissima Porta Appia, una delle più grandi e meglio conservate porte che costituivano le mura Aureliane, edificata intorno al 275 d.C.


È detta anche porta di San Sebastiano, prendendo il nome dalla Basilica omonima in ricordo del martire cristiano sepolto sulla via Appia poco fuori dalle mura.

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L’aspetto attuale della Porta è il risultato di molte trasformazioni architettoniche, succedutesi nel corso dei secoli. Dal Medioevo in poi fu spesso teatro di scontri, come quello del 1327 tra le fazioni romane dei guelfi e dei ghibellini, i quali si opposero all’attacco di Roberto d’Angiò re di Napoli, che tentò di occupare Roma. Di questo evento rimane memoria in un’immagine dell’Arcangelo Michele che uccide il drago, graffita nello stipite interno della porta, ancora visibile passando sotto l’arco. In seguito, nel 1536 fu scelta, per volontà di Papa Paolo III, come ingresso solenne per l’arrivo di Carlo V re di Spagna, trasformando la porta in un vero e proprio arco di trionfo.

L’intero monumento è interessante per la ricchezza di testimonianze storiche; è ricca di tracce che documentano la vita quotidiana che intorno alla porta si è svolta nei secoli. Sono probabilmente opera di pellegrini le varie croci incise nei muri, visibili sullo stipite sinistro, di fronte all’Arcangelo Michele. Sono infatti leggibili molti nomi italiani e stranieri e varie date. La forma originaria della porta era a due archi gemelli, con la facciata rivestita di travertino e due torri semicircolari ai lati, all’interno delle quali erano situate in posizione centrale le scale per accedere ai due piani sovrastanti. Attualmente, sulla facciata interna della porta, si accede al Museo delle Mura, da cui è possibile percorrere un lungo tratto, di circa 350 metri sulle mura che, ancora oggi, si presenta come una galleria coperta intervallata da dieci torri. Lungo il percorso sono conservate le murature risalenti all’inizio del V sec. d. C. con le feritoie per gli arcieri e grandi arcate aperte sul lato opposto verso la città, oltre alle scale all’interno di alcune torri che servivano per accedere alle camere di manovra superiori, ormai non più esistenti. Sono evidenti alcuni restauri di epoche successive riconoscibili per il diverso tipo di tecnica o per la trasformazione di qualche struttura muraria, operata in seguito a crolli avvenuti nel corso dei secoli. Si possono notare, per esempio, delle feritoie di forma quadrata risalenti al 1848, quando furono così trasformate per adattarle alla fucileria durante gli scontri a fuoco della Repubblica Romana. Il Museo è ospitato all’interno della Porta di San Sebastiano fin dal 1990 ed offre ai visitatori un itinerario didattico. Proprio in questi giorni e solo fino al 15 dicembre, è aperta al pubblico una mostra dal titolo: “Le armi dei romani. Ricostruzioni dalla fine del I secolo d. C. al IV d. C. L’armamento delle legioni romane nel periodo della nascita e sviluppo della mura Aureliane”.

La mostra presenta repliche fedeli di armi d’epoca imperiale e si articola su due piani del museo. All’inizio del percorso espositivo sono in mostra interessanti pezzi dell’armamento romano tra cui figurano elmi militari utilizzati nel periodo che va dalla fine del I secolo d. C. all’inizio del II, all’età di Marco Aurelio e di Traiano. Qui troviamo anche il confronto tra gli elmi traci e quelli daci dal quale emergono inaspettate influenze. Il fulcro della mostra si trova però al secondo piano dove sono presentate le evoluzioni degli armamenti individuali risalenti al periodo fra il I e il IV secolo. Nella prima torre ci si può fare un’idea di come sono cambiati gli armamenti dell’esercito romano nei diversi periodi, partendo dal semplice elmo gallico imperiale fino ad arrivare alle corazze più strutturate e a maggior potenziale difensivo, a quelle che subirono le influenze orientali, alle maschere usate per fini sportivi e giochi di cavalleria. Nella seconda torre invece si trovano le armi e gli elmi bronzei da parata utilizzati dalle più conosciute categorie di gladiatori imperiali. I gladiatori, infatti, avevano uno stretto rapporto con l’esercito, come modello di forza e destrezza. Tutta la mostra è stata pensata in linea con la funzione militare di quei bastioni e di quei luoghi.

Emanuela Maisto