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Il pop a pera dei MALO

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Un giorno ho per le mani questo EP. Titolo: “Il bene e il malo”. In copertina un orsacchiotto sul tetto di una macchina e sullo sfondo un palazzo in stile periferia inglese e cielo grigio. Sei tracce, titoli molto comuni. Nome della band: MALO. 

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Certe volte è questo il bello di una metropoli come Roma: ascolti dischi, leggi storie, osservi disegni, assisti a spettacoli di persone qualsiasi che, ognuno a loro modo (amatoriale o professionale che sia) suona, scrive, disegna o recita. Ognuno si crea il suo spazio sotterraneo e questo ha un certo fascino. Perché oggi funziona solo ciò che crea un business e l’arte (compreso l’intrattenimento) passa in secondo piano. Se le cose stanno così allora perché non dare più attenzione ai pesci piccoli che agli squali?

Il “pop a pera” dei MALO ha una caratteristica che mi piace molto, le sei tracce evocano tutte un’atmosfera nostalgica, un misto di malinconia e pop, tipica di altri cantautori e band italiane come Bugo o i Perturbazione. Se decidessero un giorno di fare un videoclip di una delle loro tracce me lo immaginerei proprio come quello di “Agosto” dei Perturbazione, o sulla falsariga di “Paranoid Android” dei Radiohead. I MALO sono in quattro, ma il nome deriva dall’abbreviazione di Marco Loperfido, frontman e autore dei testi del gruppo. Rispetto a tante altre band emergenti in circolazione, in loro si percepisce una ricerca di uno stile personale, un voler rimanere all’interno di un genere pop, spensierato, ma allo stesso tempo cercare di non riproporre la solita minestra riscaldata aggiungendo una visione personale sia ai testi che alle linee di chitarra, basso e batteria. Lo dimostrano le sei tracce dell’EP, tutte incentrate su tematiche comuni e urbane.

“Terzo Piede” è un pezzo noir, con testo che allude visivamente alla strada (l’asfalto, l’automobile, la roulotte, lo sporco quartiere, il bar), una strada che sembra scorrere proprio al ritmo lento del brano: molto evocativo.
“Canzone per i piccoli” sembra essere il brano di punta dell’EP, sincopato, leggermente swing, con tanto di testo esplicito che lascia il segno la prima volta che si ascolta.

“Maledetta fretta” ha qualcosa che ricorda il sound dei Pixies e cita Loretta Goggi sostituendo le grida appassionate del celebre ritornello primaverile allo stile più sornione dei MALO. Segue poi la funkeggiante “Pezzi”, che ricorda vagamente Daniele Silvestri: overdrive e wha wha fanno il resto. “La mia vita immaginaria” è un brano introspettivo, nel complesso è la classica traccia che dà un po’ di respiro all’album: sicuramente meno immediata rispetto alle altre.

Infine l’EP si chiude con la scanzonata “Secondi”, dissonante ma leggera, con un motivetto fischiato che entra facilmente in testa.
Il consiglio come al solito è quello di tenerli sott’occhio, cercarli in rete (sono presenti su facebook, bandcamp e soundcloud) per ascoltare i brani e per essere sempre aggiornati sui loro live in giro per Roma. See ya!

Marco Casciani