Home Notizie Cronaca Roma

Ancora caos affissioni con le elezioni alle porte

L’approvazione del PRIP langue nel dimenticatoio, mentre aumentano gli abusivismi e partono le affissioni elettorali.


Bisogna distinguere fra cartellonistica pubblicitaria ed elettorale. La prima andrebbe installata su spazi definiti nel rispetto del codice della strada e rappresenterebbe una notevole entrata per il Comune. I cartelloni elettorali, invece, dovrebbero essere affissi a sessanta giorni dalla data delle consultazioni, in appositi impianti installati dal Comune e pagati dal Ministero dell’Interno, dovrebbero riportare il timbro identificativo e successivamente alle elezioni essere rimossi con tutta l’impiantistica.

Ads

Purtroppo nella nostra città il condizionale è d’obbligo e, in entrambi i casi, lo sbando e l’irregolarità sono oramai la norma. L’approvazione del PRIP (Piano Regolatore Impianti Pubblicitari) è in alto mare e, nonostante sia incompleto, è l’unica prospettiva all’orizzonte: “Il PRIP non ancora approvato è una delle colpe di questa opposizione – dichiara Ugo Cassone (Pdl), Presidente della Commissione Commercio di Roma Capitale – dopo oltre trent’anni di mancato controllo l’approvazione dovrebbe essere una delle maggiori priorità”. Purtroppo il PRIP, come già spiegato, manca di strumenti di contrasto come i piani di delocalizzazione degli impianti, che dovrebbero essere inseriti con successivi emendamenti: “Rilanciando la sfida all’approvazione ho anche presentato un emendamento – dichiara Cassone – che introduce due importanti novità. In primis un microchip, da applicare a spese degli operatori su tutti gli impianti pubblicitari, che avrà l’effetto di eliminare circa 60.000 mq abusivi e porterà al rapido accertamento sulla legalità di un impianto. La seconda novità – continua Cassone – è la Banca dati pubblica: un’azione di trasparenza utile anche alle imprese che fanno pubblicità a Roma, per l’accertamento della legalità degli spazi che acquistano”.

Le innovazioni sono ben accette, quello che viene criticato dal Presidente del Municipio XI, Andrea Catarci, è l’utilizzo che se ne fa: “Sembra che finalmente si sia scoperta la tecnologia e il fatto che, associandola a delle idee, può dare vita a dei modelli di governance – dichiara Catarci – Il PRIP sta diventando una barzelletta. L’unica colpa dell’opposizione è quella di aver iniziato tardi a fare il suo mestiere. Da un anno e mezzo si sta finalmente opponendo all’amministrazione che quindi non trova più via libera per ogni votazione”. Quindi, mentre non sembra essere prossima la soluzione per la cartellonistica pubblicitaria, la tornata elettorale è alle porte. A Roma oltre alle politiche di aprile, voteremo per tutti i gradi di governo. Quello che ci apprestiamo a subire, oltre gli spot elettorali e le promesse da campagna che lasciano il tempo che trovano, è lo scempio dei manifesti elettorali che rivestiranno la nostra città. Se la cartellonistica abusiva è qualcosa che i romani sono purtroppo abituati a vedere, quello che ci aspetta farà certamente riflettere. Chissà che il nuovo corso tanto auspicato non passi proprio da un nuovo modo di fare campagna? “La corsa elettorale è già iniziata – dichiara Ugo Cassone – quello che vorremmo è il posizionamento immediato della cartellonistica specifica.

Il clima di questa tornata è piuttosto caldo, c’è necessità di fare promozione politica e tutti utilizziamo i manifesti. Magari con gli appositi spazi installati prima dei 60 giorni previsti potremo limitare il degrado”. Una possibilità ben vista anche dal minisindaco Catarci, che da anni si batte contro l’abusivismo: “La soluzione proposta potrebbe essere un primo passo. Tutti abbiamo utilizzato i cartelloni e rincorso gli altri candidati per primeggiare nel numero delle affissioni. Dobbiamo puntare alla responsabilità politica, al decoro della nostra città e alle sanzioni per il candidato che mette la faccia su un’affissione abusiva”. Purtroppo risulta difficile pensare ad una moralità e ad una responsabilità politica, quando la stragrande maggioranza dei cartelloni elettorali sono privi di timbro, e vengono stampati con l’Iva al 4% come fossero ‘beni di prima necessità’. Anche il senso civico è presto infranto quando, alle sanzioni comminate in periodo pre-elettorale, segue quasi sempre un condono bipartisan. Dopo gli scandali degli ultimi mesi, possiamo immaginare gli slogan elettorali, un fiorire di richiami al cambiamento, alla rinascita, alla moralità e al decoro.

Quest’ultimo parrà però violato dal cartellone stesso, posto magari in malo modo su di un cassonetto, o lungo un muro dove campeggia il divieto d’affissione. Quale sarà il risultato elettorale di quel candidato che, nel tentativo di primeggiare, ricoprirà i muri di interi quartieri sovrapponendosi allo scempio prodotto dagli altri? C’è da sperare che i romani riflettano sui danni materiali della campagna. Il degrado è un urlo durante il periodo elettorale, che diventa poi un’agonizzante richiesta d’aiuto nei giorni e nei mesi a venire quando, a distanza di tempo, quegli abusivismi si staccano insozzando ulteriormente la nostra città. Ne varrà la pena? Sarà magari ora di scegliere meglio il nostro voto e premiare chi, magari sottovoce, utilizzerà mezzi alternativi per proclamare a gran voce la rinascita della politica romana?

Leonardo Mancini