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I cervelli in fuga arrivano sul tavolo della politica

È un’Italia bloccata nella morsa della fuga dei cervelli quella che viene fuori dalle ultime analisi dei dati. Un’Italia in cui ci sono sempre meno giovani e soprattutto sempre meno laureati, per un crollo che non è solamente demografico ma anche occupazionale, culturale e sociale.

L’ultima ricerca condotta dalla Commissione dell’Unione Europea ha messo in evidenza come 13 regioni italiane su 21 facciano fatica a formare i giovani e a portarli fino al compimento del percorso universitario. Tra queste spiccano Piemonte e Liguria ma anche Marche, Umbria, Abruzzo, per non parlare del Sud Italia con Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Molise. Nel confronto con gli altri paesi europei l’Italia è appena sopra la Romania con meno del 20% di laureati nella fascia anagrafica compresa tra i 25 e i 64 anni, mentre la percentuali di Germania e Portogallo sono sopra al 30%, quelle di Francia e Spagna sopra al 40% e per l’Irlanda maggiori addirittura del 50%.

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Così molte aziende hanno lanciato alcuni programmi di investimento sul lavoro giovanile. Come ha fatto di recente Snai, azienda nata e sviluppata sul nostro territorio, che ha lanciato la sua Coding Challenge per tutti i lavoratori del settore tecnologico e gaming. Un’opportunità per mettersi alla prova e soprattutto per emergere, dimostrando così le proprie capacità e facendosi notare.

Eventi di questo genere sono all’ordine del giorno in molti settori e in diverse aziende, ma quello che manca è una manovra vasta e organica che arrivi dal mondo della politica.

Per questo il Governo è al lavoro proprio per ideare una proposta di legge per fermare la fuga di cervelli e anche per aiutare tutti coloro che hanno intenzione di tornare. “Nonostante gli incentivi previsti dall’attuale disciplina, dal 2015 ad oggi sono circa 50 mila i lavoratori qualificati che ogni anno emigrano dall’Italia – fa sapere il Capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti – contribuendo all’arricchimento delle economie dei Paesi esteri e causando una perdita per lo Stato italiano di 14 miliardi di euro annui di investimenti”. L’Italia, infatti, perde più cervelli di quanti ne attira dal momento che sono circa 6 milioni gli italiani residenti all’estero, di cui una bella fetta, pari a 2 milioni, è di lavoratori qualificati.

Occorre fare qualcosa presto, insomma, per invertire la tendenza, per sostenere i nostri giovani e per bloccare la loro fuga. Altrimenti anche l’Italia sarà sempre di più, parafrasando il celebre film, un paese per vecchi.