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Come si perde la memoria

Tratto da Urlo n.211 aprile 2023

Il lento sciabordare delle onde sul bagnasciuga (termine che arriva dal ventennio e che più che mai risulta adatto a questo editoriale) pian piano lo erode, fino a ridurre la spiaggia. Un problema enorme dal punto di vista degli arenili, che diventa tragico se questo fenomeno naturale viene elevato a metafora. Se la spiaggia è la nostra storia e memoria, mentre le onde rappresentano continui attacchi, lenti e ripetitivi all’interpretazione degli eventi che le compongono, ecco che l’impalcatura che sorregge la nostra società piano piano si sgretola.

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Questo succede quando si sminuisce la valenza e l’appartenenza dei martiri delle Fosse Ardeatine, lo stesso giorno in cui le massime cariche dello Stato, affiancate da oltre 800 ragazzi del territorio, sfilano e portano il loro saluto al sacrario nell’anniversario dell’eccidio. Oppure quando si attacca la resistenza romana su un’azione come quella di via Rasella, ignorando (ma molto più probabilmente scegliendo di ignorare) il lungo percorso, anche giudiziale, che ha portato a superare l’idea che gli artefici di via Rasella avrebbero dovuto fare un passo indietro (evitando l’azione) oppure avanti (per evitare l’eccidio delle Fosse Ardeatine).

Questi due esempi, che in queste ultime settimane hanno riempito le pagine dei quotidiani, sono solo alcuni dei tanti eventi che si potrebbero ricordare e mettere in fila. Continui attacchi alla memoria, alla conoscenza e alla struttura stessa del nostro Stato sorto dalla Resistenza e dalla Costituzione Repubblicana (onda dopo onda). Uno stillicidio fatto di dichiarazioni e revisionismo che, pian piano, punta a sgretolare e a sostituire le fondamenta delle nostre istituzioni democratiche. Poco importa se poi arrivano le smentite, i chiarimenti o addirittura (in rarissimi casi) le scuse. L’importante è fare un passetto più avanti, erodere un altro centimetro di spiaggia. Per scusarsi c’è domani e le scuse, si sa, lasciano il tempo che trovano, fin quando non ce ne sarà nemmeno più bisogno e nessuno se ne accorgerà nemmeno.

In questa situazione c’è però una notizia che fa ben sperare (prima di tornare a lasciare l’amaro in bocca), cioè la crescita del numero di visitatori all’interno del Museo di via Tasso, l’ex carcere nazista a poca distanza dalla Basilica di San Giovanni, dove, dal settembre del 1943 fino al giugno del 1944, le SS di Kappler imprigionarono e torturarono tantissimi oppositori del regime. In queste sale passarono partigiani come il leader del Fronte militare clandestino, Giuseppe Cordero di Montezemolo (poi assassinato alle Fosse Ardeatine), ma anche ebrei, cittadini comuni e membri dell’esercito e delle forze dell’ordine. Un luogo che trasuda storia e la memoria di quei 271 giorni di occupazione di Roma. In una recente intervista è stato il direttore del Museo a spiegare come in questo periodo siano cresciute le visite, subito prima di sottolineare come via Tasso nel corso degli anni non abbia avuto fondi a disposizione. Una situazione che solo il Governo potrebbe sbloccare, volendolo fare.

Leonardo Mancini