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Donna e acqua: mostra fotografica di Marco Pittacci a Roma

L’enoteca Vi(ci)no, in Via del Pigneto 25 , ospita dalle ore 19.30 del 24 novembre fino a mercoledì 8 dicembre la mostra fotografica di Marco Pittacci dedicata alla donna.

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“Dalla terra nasce l’acqua. Dall’acqua nasce l’anima” sosteneva Eraclito. L’origine della vita a partire dall’elemento liquido è stato ampiamente trattato nel corso dei secoli. In tutte le cosmogonie antiche è l’acqua che dà origine al mondo, spesso con la prevalenza del fattore femminile a sottolinearne la fecondità. L’acqua il cui stato liquido la rende libera da ogni vincolo, in costante trasformazione, muovendosi secondo le impressioni che riceve. Così Marco Pittacci presenta – nel corso della sua primissima mostra fotografica il cui titolo è il logo stesso con cui l’autore si firma – la donna, sorgente di vita legata all’acqua, generatrice d’anime in cui l’acqua è alla stregua del liquido amniotico e il lago, in cui la figura è immersa, metafora del grembo materno. Immersione del corpo come regressione nel preformale, delle forme per generare una nuova nascita. O della morte stessa, citando Amleto, allorché il corpo di Ofelia viene ritrovato galleggiante e privo di vita nel fiume, un corpo negato di una donna non amata che il desiderio d’amore represso spinge al tragico esito, e che, curiosamente, rivelerà, infine, la sua corporeità al ritrovamento e seppellimento del suo cadavere intaccato dall’acqua (il becchino dirà: “È l’acqua, sapete, che guasta questi schifi di cadaveri”). La mostra è accompagnata dalle poesie di Viola Carinci ispirate agli scatti in esposizione.
Il progetto Up2You, seppur indirizzato prevalentemente al campo dell’arte visuale, ingloba in sé musica, danza, moda e costume e aderisce con forza ad impegni solidali con organizzazioni onlus e associazioni animaliste. Adorno affermava che “l’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità. Up2You (che tradotto dall’inglese può essere inteso come Ehi, amico, ora tocca a te!) non intende avere il mero intento ludico che nel panorama notturno della capitale trova il suo palco migliore, ma vuole porsi ad un livello più alto nel tentativo di fungere da collante tra chi l’arte la produce, chi di essa si nutre, chi ancora non ne conosce il gusto e chi vede in un incontro tra gente sconosciuta un grande aiuto. In questo panorama, lo spettatore è si osservatore ma, più di tutto, autore di un nuovo modo di intendere la notte, soggetto di un percorso che trova spazio in sé stessi e nell’altro, nel prodotto artistico quanto nel sogno che lo accompagna.

Arianna Adamo