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Non e’ per cattiveria

Una peregrinazione impigrita attraverso le riflessioni sorridenti di un viaggiatore speciale.

Nella storica libreria di viaggio di Via del Pellegrino, nel cuore di Roma, tra le montagne di libri, taccuini, fotografie, carte geografiche mi è stato consigliato un libricino piccolo, compatto, formato tascabile. Uno di quelli più venduti! Ho letto il titolo: Non è per cattiveria. Confessioni di un viaggiatore pigro di Antonio Pascale (Editori Laterza). Centodiciotto pagine, divise in sette capitoli: “Non è per cattiveria”, “E’ tutta un’altra cosa”, “Per il Molise chiedi in piazza”, “I vecchi e i giovani”, “I (benedetti) prodotti tipici”, “Non si mangia più come una volta”, “Verso il mare”. Quanto di più lontano possa esistere dalle consuete guide di viaggio. Pascale è un giornalista e scrittore napoletano. Vive e lavora a Roma, dove scrive per il teatro e la radio, collaborando con il Mattino, Lo Straniero, Limes. Ha esordito con un reportage narrativo, La città distratta, ripubblicata nel 2009 per Einaudi; nel 2003, ha pubblicato la raccolta di racconti, La manutenzione degli affetti, con la quale ha vinto numerosi premi letterari. Il suo primo romanzo Passa la bellezza ha vinto il premio Croce. Nel 2005 ha curato per Minimum Fax l’antologia Best Off. Nel 2007 è uscito per Contrasto, in collaborazione con 4 fotografi, un reportage Solo in Italia. Nel 2010 ha pubblicato Questo è il paese che non amo. Trent’anni nell’Italia senza stile, edizioni Minimum Fax. Con Non è per cattiveria – “come dice Parise, passano gli anni, ottieni quello che vuoi, ne passano altri e poi è finita. Ci vuole, dunque, una pausa” – dopo aver fatto tutta una serie di dichiarazioni preventive, si schiera decisamente contro quel tipo di viaggiatore professionista, modaiolo e compilativo, che al ritorno obbliga amici e familiari ad estenuanti maratone di filmini e diapositive, accompagnate da elenchi infiniti di ristoranti con un ottimo rapporto qualità-prezzo, monumenti imperdibili e spostamenti “intelligenti”, fino ad attuare una precisa opera di convincimento: della serie che se non sei stato lì non hai visto nulla! Pascale piuttosto riempie il suo zainetto con il minimo indispensabile e se ne va su e giù per il Molise, senza programmare nulla, apparentemente disordinato. Procede semplicemente in maniera lieve e silenziosa. Perché per una volta non c’è alcun traguardo da raggiungere: “Il minimo che posso chiedere a un viaggio o a una donna è che sia leale con me, cioè di non fornirmi più illusioni di quelle che siano strettamente necessarie al nostro percorso insieme. Di fornirmi, cioè, una misura”. “Sono un uomo da pausa, non da arrivo” – scrive Pascale – “E’ in quel momento che comprendo a fondo il senso del viaggio: girare attorno al traguardo, farsi trascinare da un istinto interiore, socializzare con persone che puoi incontrare solo nelle pause, cambiare obiettivo, sentire il territorio sotto i tuoi piedi”. L’unica regola è quella che insegna Bruce Springsteen in Thunder Road: “Ehi, cos’altro ci rimane da fare/ Se non tirare giù il finestrino/ E lasciare che il vento spinga/ Indietro i tuoi capelli”.

Autore: Antonio Pascale
Titolo: Non è per cattiveria. Confessioni di un viaggiatore pigro
Editore: Editori Laterza
Pagine: 124
Prezzo: 9,00 euro

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Ilaria Campodonico