Home Municipi Municipio XI

NEL BACINO RIO GALERIA MAGLIANA UN’ALTRA SITUAZIONE DI RISCHIO AMBIENTALE: LE CAVE DISMESSE NON VENGONO BONIFICATE

Il percorso legislativo che avrebbe dovuto tutelare le attività estrattive della zona si è “impantanato”: dal Municipio XV è stato inviato un esposto urgente alla Procura della Repubblica

Ads


La zona di Valle Galeria negli ultimi tempi è stata oggetto di grandi attenzioni da parte di cittadini, stampa e istituzioni, principalmente a causa dell’importante nonché preoccupante questione della discarica di Malagrotta. Quel bacino, però, è considerato da sempre una grande risorsa (addirittura fin dagli antichi Romani, che lo vedevano come un ottimo punto strategico) e oggi deve la sua ricchezza al materiale minerario da cui è formato: ghiaie e sabbie, utilizzate prevalentemente nel settore edilizio. Per questo motivo è da molto tempo che sono presenti in modo intensivo in quell’area attività estrattive, le quali hanno comportato modifiche al territorio “creando gravi rischi di sicurezza” come afferma il consigliere del Municipio XV Augusto Santori (PdL) che aggiunge anche “un esposto alla Procura per chiedere l’immediata bonifica e rinaturalizzazione delle numerose cave dismesse. La zona di Valle Galeria è ormai caratterizzata da anni di servitù ambientali, con la presenza di cave, discariche, raffinerie, elettrodotti e inceneritori. Soprattutto la presenza di numerose cave, dismesse e mai bonificate, sta creando gravi rischi di instabilità geologica per le zone abitate limitrofe. A tutt’oggi circa 800 ettari del territorio della Magliana sono costituiti da aree non recuperate e fortemente degradate”.


Il consigliere ha perciò consegnato alle autorità competenti e alla Procura della Repubblica un esposto nel quale chiedeva una relazione dettagliata sullo stato dell’arte inerente la bonifica, il riassetto e la rinaturalizzazione delle cave dismesse nella zona.
Ma per caprie bene l’iter legislativo che ha a che fare con le cave dismesse del bacino Rio Galeria – Magliana, dobbiamo tornare indietro nel tempo di un po’ di anni e chiamare in causa Regione Lazio e Comune di Roma.


Dal Municipio XV infatti riceviamo informazioni importanti in merito alla questione: prima di tutto, la legge Regionale sulle Cave è del 1980 (n°1 del 1980) e prevedeva che per ogni bacino doveva corrispondere un piano estrattivo. Poichè la Regione era in ritardo sui tempi in quegli anni, intervenne il Comune di Roma che cominciò i lavori e nel 1997 approvò un Piano di Stralcio che in seguito fu spedito alla Regione e diventò attivo dal 5 Novembre del 1999. Tuttora questo piano è attivo e ha funzionato per molto tempo. In pratica prevedeva che una nuova cava fosse permessa a patto che fosse attivo un piano di ripristino: “Per raggiungere gli obiettivi prefissati, il rilascio della autorizzazione all’esercizio di cava sarà subordinato all’obbligo del recupero sia delle nuove aree estrattive che di quelle attualmente dismesse e non recuperate che versano in gravi condizioni di dissesto”). Prevedeva inoltre che i concessori delle cave dovevano rilasciare 1000 Lire per ogni metro cubo utili a recuperare le vecchie cave: “Il Piano prevede un onere da parte delle società autorizzate pari a 0,52 euro (1.000 £) per ogni metro cubo di materiale utile estraibile; gli importi sono destinati al recupero delle aree degradate”.


Purtroppo con il passare del tempo la situazione è cambiata e si è arrivati ad una situazione di stallo. Il recente decreto legge 117/08 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 7 Luglio del 2008 fa in modo che la roccia in eccesso prodotta dalle attività estrattive, venga classificata come rifiuto, e che perciò sia soggetta alle normative sui rifiuti: “Art. 3, Definizioni, 1. Ai fini del presente decreto si intende per:… d) rifiuti di estrazione: rifiuti derivanti dalle attività di prospezione o di ricerca, di estrazione, di trattamento e di ammasso di risorse minerali e dallo sfruttamento delle cave…”
Per questo, come ci viene ribadito dal Municipio XV, la competenza di tale situazione spetterebbe al Comune di Roma.

Marco Casciani