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Proposta di legge Tarzia: a rischio i consultori del Lazio?

Olimpia Tarzia vorrebbe riscrivere la legge sui consultori pubblici: il rischio è quello di demolire un edificio in costruzione, basato su un ottimo progetto.

I consultori sono servizi pubblici, inclusivi di uno Stato laico, ed erogano le proprie prestazioni ispirandosi ai principi di uguaglianza, imparzialità e diritto di scelta contenuti nella Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.01.1994, in osservanza della carta Costituzionale e delle leggi dello Stato, compresa la legge 194 del 1978. Gli operatori sono tenuti al rispetto del codice etico del dipendente pubblico e, appartenendo nella quasi totalità a professioni ordinate, sono tenuti all’osservanza di un codice deontologico professionale e sono sanzionabili dagli ordini qualora non vi si attengano. Svolgono attività di informazione, prevenzione e assistenza rivolte agli adolescenti, alle coppie e alle donne in età post-fertile. Il 24 novembre, presso la Casa Internazionale delle donne, si è tenuta la conferenza stampa in previsione della Giornata contro la violenza sulle donne. Un momento per riflettere insieme e discutere anche della proposta di legge della Consigliera regionale Olimpia Tarzia (Lista Polverini), che oltre ad essere prima firmataria della legge è anche Vice presidente nazionale della Confederazione Italiana Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana e figura tra i fondatori del Movimento per la Vita. La proposta sembra non voler essere solo una riforma del settore consultoriale, ma una nuova impostazione del welfare familiare, a partire dalla Regione Lazio. Tarzia giudica la legge vigente obsoleta, da riscrivere. Tale legge invece ha dato vita ad esperienze di eccellenza che sono state mutuate anche da altre Regioni. “I consultori che propone Olimpia Tarzia sono delle parrocchie per la procreazione. L’idea dei consultori, che si è affermata sull’onda delle lotte femministe di trent’anni fa, era proprio il contrario: era pensato come un luogo dove le donne fossero ascoltate, accolte, comprese e aiutate nelle loro necessità – racconta la scrittrice Lidia Ravera, presente in conferenza stampa – La filosofia che stava alla base era l’accoglienza e l’aiuto, su base territoriale, per tutte le donne. La proposta Tarzia vuole dare i consultori in mano al Movimento per la Vita. Quindi le donne invece di essere accolte verranno condizionate, invece di essere aiutate verranno giudicate, colpevolizzate secondo questo modo di intendere la maternità. È qualcosa contro cui dobbiamo assolutamente mobilitarci. Non deve passare, perché è l’ennesimo ritorno al passato, ai tempi dell’aborto clandestino. Con le donne che si sentivano dare delle assassine solo perché volevano pianificare la maternità, invece di essere perpetuamente a disposizione della specie”. Giuseppina Adorno, Presidente della Consulta dei consultori di Roma, dichiara: “La cosa che noi chiediamo è di dare più risorse in modo tale da poter esprimere tutte le potenzialità di questo servizio”. Spiega Claudia Bella, Responsabile Coordinamento Donne CGIL Roma e Lazio: “Riteniamo che questa proposta di legge sia ideologica e inadeguata, perché non si propone di soddisfare esigenze reali, bensì di usare i consultori come grimaldello per entrare nella vita privata delle persone, per condizionarne le scelte più intime, per imporre dei modelli di comportamento. La maternità non può diventare un obbligo morale al quale dobbiamo essere persuase. Dobbiamo piuttosto parlare di occupazione, di politiche efficaci che aiutino le donne a scegliere consapevolmente, conciliando lavoro e maternità”.
Il 30 novembre, presso la sala consigliare del Municipio XVI, è stata discussa e approvata la mozione per presentare al Presidente della Regione Lazio e al Presidente del Consiglio Regionale i rilievi critici formulati in riferimento alla Legge Tarzia; per chiedere che siano stanziati idonei finanziamenti e conformare il numero dei Consultori agli standard previsti dalla normativa vigente di 1 ogni 20.000 abitanti (per gli oltre 140.000 abitanti del Municipio Roma XVI sono attivati infatti solo 4 consultori); per organizzare una riflessione sul ruolo e i compiti dei servizi consultoriali con l’Asl Roma D, coinvolgendo i cittadini, l’associazionismo, le organizzazioni professionali, sindacali e gli operatori. Marco Giudici (Pdl), Consigliere del Municipio XVI, ha dichiarato: “Insieme a tutto il gruppo Pdl ho votato contro la mozione presentata dal centrosinistra al Consiglio e, quindi, a favore della legge Tarzia. I consultori resteranno luoghi di accoglienza per tutti coloro che vorranno usufruirne, ma finalmente verranno indirizzati verso un traguardo importante, ossia per aiutare le donne a portare avanti la gravidanza con il supporto delle istituzioni e delle associazioni, dando loro la libertà di scegliere a favore della vita del nascituro. Non bisogna lottare per o contro il diritto all’aborto, ma a favore della vita, specie se questa appartiene ad altri. Sono certo che questo provvedimento verrà recepito anche da altre regioni”.
Daniela Cirulli, Consigliera Pd e Presidente della Commissione Comunicazione e Partecipazione Municipio XVI, ha presentato, in sede di Consiglio, un’analisi approfondita della legge: “Nella proposta Tarzia, utente del consultorio è sempre il soggetto famiglia fondata sul matrimonio e portatrice dei valori etici dell’unità e della fecondità. Non ci si riferisce mai alla donna (se non per l’interruzione di gravidanza), alle coppie di fatto, agli adolescenti, ai soggetti singoli. Di fatto l’impianto è fortemente ideologico se non confessionale. Questa legge intende riconoscere alle associazioni di famiglie e del volontariato lo status di fine pubblico e quindi la possibilità di accreditarsi, di ricevere finanziamenti pubblici, di inserire i loro operatori come consulenti o volontari all’interno delle strutture pubbliche. La vocazione pubblica di queste strutture però non può essere assunta a priori, ma va verificata rigorosamente. Inoltre l’art. 2 della legge nazionale 405/1975 ammette l’istituzione di consultori da parte di enti privati a condizione che ‘abbiano finalità sociali, sanitarie ed assistenziali senza scopo di lucro’. La proposta di legge – prosegue Daniela Cirulli – prevede nell’equipe una serie di figure professionali, ma solo alcune di queste hanno un titolo riconosciuto. Una proposta di legge regionale non ha facoltà di istituire nuove figure professionali perché, in base all’art. 117 della Costituzione, questa spetta solo allo Stato. L’obiettivo di fondo è promuovere l’ennesimo attacco alla 194, una legge passata al duplice vaglio del Parlamento e del popolo italiano con i referendum del 1981, e che ha avuto il merito di sottrarre l’interruzione di gravidanza al mercato clandestino, di ridurre il tasso di abortività di oltre il 50% dal 1982, anno in cui si è registrato il numero più alto di interventi. Sottolineiamo anche l’inadeguatezza di una proposta di sussidio per sostenere la natalità e ridurre le Ivg”. Poi la Consigliera chiosa: “Il tasso di natalità più alto in Europa si registra a Bolzano, dove la Provincia Autonoma mette in atto una serie di interventi per le donne e le famiglie: asili nido garantiti e gratuiti, orari lavorativi flessibili, congedi genitoriali, mutui agevolati. Una politica ben diversa dal sussidio”.

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Ilaria Campodonico