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Atac: concordato preventivo da rivedere entro il 30 maggio

Dall’azienda spiegano: solo richieste di chiarimenti, nessuna pronuncia sull’ammissibilità

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ROMA – I giudici del Tribunale Civile hanno richiesto chiarimenti e integrazioni rispetto al concordato preventivo presentato da Atac per salvare l’azienda. Un termine, ‘inidoneo’, che è rimbalzato sui siti di informazione e che preoccupa soprattutto i tanti lavoratori dell’azienda di trasporta romana, oltre che a far indignare i creditori della società. Secondo il Tribunale, nelle pagine del decreto con cui si fissa l’udienza per il 30 maggio prossimo, il concordato risulterebbe approssimativo sotto il profilo tecnico.

LA REPLICA DELL’ATAC – Immediata la replica dell’Atac, che in una nota punta a rasserenare gli animi e a placare le immancabili polemiche: “In relazione a notizia di stampa, Atac precisa che il Tribunale non si è pronunciato sull’ammissibilità della proposta concordataria, bensì ha richiesto chiarimenti e integrazioni al piano depositato. Il Tribunale – si legge – ha concesso fino al 30 maggio all’azienda per apportare le integrazioni richieste e produrre documenti integrativi. La richiesta di chiarimenti rientra nella normalità delle procedure concorsuali, in particolare se complesse come quella di Atac”.

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LE REAZIONI – Immediate le reazioni delle opposizioni. Dal Comune arriva la nota del gruppo del Pd, che esprime preoccupazione nei confronti dei rilievi evidenziati dai giudici: “Ora si apre una fase densa di incognite per il servizio di TPL e che mette a serio rischio le sorti dell’azienda e il futuro occupazionale di migliaia di lavoratori – scrivono dal Pd – Più volte abbiamo esortato sindaca e giunta ad evitare pericolosi ‘salti nel buio’ suggerendo di proseguire e condividere il percorso di risanamento avviato nella precedente consigliatura”. Le richieste di chiarimento, sulle quali l’Atac dovrà rispondere entro il 30 maggio prossimo, riguardano il rilancio degli investimenti aziendali, il risanamento finanziario, le modalità di copertura dei crediti e le perizie degli immobili. “Un documento da riscrivere almeno in parte – seguitano i consiglieri dem – che pesa sulle casse dell’azienda quasi 13 milioni tra consulenze e parcelle”.

LeMa