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La memoria storica

L’editoriale di Urlo n. 158 Giugno 2018

Ha commosso l’opinione pubblica il recente discorso, a Palazzo Madama, di Liliana Segre, nominata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 19 gennaio scorso in occasione degli 80 anni dall’emanazione di quelle terribili leggi razziali che vennero emanate anche in Italia, senatrice a vita.
Nata a Milano da una famiglia ebraica, Liliana Segre e i membri della sua famiglia sono stati dapprima vittime delle terribili leggi succitate, e successivamente sono stati tutti condotti ad Auschwitz. Tutti, tranne lei, morirono. Nel 1945, dopo varie, drammatiche vicende, venne liberata, e fu tra i 25 italiani al di sotto dei 14 anni (su 776) deportati nei lager nazisti a sopravvivere. Liliana Segre, vista la terribile esperienza, non ne parlò fino agli anni ’90, periodo in cui si fece carico del suo bagaglio personale per divulgare pubblicamente la sua conoscenza, divenendo testimone di una memoria storica fondamentale.
“Mi rifiuto di pensare che la nostra civiltà democratica sia sporcata da leggi speciali nei confronti dei popoli nomadi: se accadrà mi opporrò con tutte le forze”, ha dichiarato presso la sede del Senato, riferendosi alle note battaglie della Lega contro i campi rom. “Si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio – ha continuato Liliana Segre – non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti dalla responsabilità che ciascuno ha verso gli altri”.
La memoria storica di Liliana Segre, come quella di molti altri che hanno subito drammi di questo tipo, rappresenta un monito per non commettere più gli errori del passato, per condannare fortemente le azioni mostruose che vennero commesse, ma soprattutto per imparare a evolvere e a rendere la società in cui viviamo più civile, più democratica e, soprattutto, più unita.

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Serena Savelli