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La metamorfosi di Palazzo Anguillara: da fortezza medievale a casa di Dante

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All’angolo tra Viale Trastevere e Piazza Sonnino spicca una bella costruzione di fattura medievale.
L’edificio è quanto resta di un castello appartenuto alla famiglia Anguillara dove si narra che Dante abbia pernottato. Inoltre il conte Orso, senatore del ducato di Roma, tra il dicembre 1336 ed il gennaio 1337 ospita nel suo castello di Capranica Francesco Petrarca, il quale verrà dal conte stesso incoronato “sommo poeta” nella Pasqua del 1341 in Campidoglio, durante una solenne e fastosa cerimonia.

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Il primo nucleo del castello, fatto costruire da Petrasso o Pietraccio degli Anguillara nel XIII secolo, era composto dalla parte del fabbricato sul lato verso il Tevere e dalla torre adiacente; la fortificazione era costituita da un recinto merlato e racchiudeva abitazioni e stalle. Oggi è ancora riconoscibile il portico ad archi ribassati che poggiano su colonne con capitelli a forma di foglie.

La torre in muratura laterizia, in origine molto più alta come si nota osservando i mattoni della parte superiore, venne restaurata negli anni 1898-1902 da Augusto Fallani che l’ha dotata di una merlatura “in stile” un po’ artefatta. Sarà il conte Everso II a ricostruire dalle fondamenta il palazzo di famiglia intorno al 1455, trasformando la primitiva fortificazione in un palazzetto rinascimentale e creando la parte di fabbrica su via della Lungaretta. Studi recenti hanno rivelato l’esistenza di una seconda torre, oggi inglobata dall’edificio e nascosta dall’intonaco. Il conte si preoccupò inoltre di imprimere ovunque il tradizionale emblema araldico di famiglia con le due anguille incrociate, oltre a porre sul palazzo un’ulteriore versione dello stemma con l’aggiunta di un mezzo cinghiale uscente da un cimiero e con in bocca un’anguilla che gli si avvolge intorno al collo. Alcune fonti riferiscono la presenza dell’anguilla sull’insegna della famiglia alle probabili origini del casato nell’omonima località sul lago di Bracciano. Secondo altri, invece, l’anguilla alluderebbe alla leggenda del drago di Malagrotta (poi iconizzato come serpente) ucciso dal conte Ramone, capostipite della famiglia; il papa, per riconoscenza, gli avrebbe donato tutta la terra che poteva percorrere a cavallo in un giorno. Nel XV secolo vennero aperte nell’edificio finestre crociate, si costruì un portico chiuso e sopraelevato e si restaurò la torre, tanto che lo stabile poté gareggiare con i palazzi Venezia e Capranica. Alla morte di Everso i figli, che si erano rifiutati di restituire alla Chiesa delle terre prese dal padre, furono scomunicati e il palazzo fu donato ad altro ramo della famiglia, finché nel 1533 Lucrezia Orsini, vedova di Giovan Battista Anguillara, lo vendette. Gravemente danneggiato da un terremoto nel 1542, l’edificio entrò in declino e divenne nel tempo granaio, stalla, macello e cantina, tanto che i trasteverini gli diedero il nomignolo di “Palazzaccio” o “Carbognana”. Lo ottenne Camillo Forti nel 1827, e il figlio vi allestì una fabbrica di smalti e di pittura su vetro, oltre ad allestire sulla torre un caratteristico presepio con statuine di vetro dipinto; ma 60 anni dopo il Comune di Roma espropriò il complesso. Sono di questo periodo gli straordinari acquerelli di Ettore Roesler Franz che raffigurano come allora appariva l’edificio. Dopo che, nel 1913, le sale del palazzo furono usate per conferenze su Dante e per la biblioteca dantesca, nacque l’istituzione culturale “Casa di Dante”, promotrice di studi sul poeta.

Alessia Casciardi