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Roma, matrioska delle meraviglie storiche

Xavier, personaggio del film francese “Bambole russe” di Cédric Klapisch, così diceva pensando alla sua ricerca della donna giusta: “Ho ripensato a tutte le donne che ho conosciuto… con cui sono stato a letto, che ho solo desiderato… e ho concluso che sono come le matrioske… le bambole russe… passiamo la vita con questo gioco, presi dalla curiosità di sapere quale sarà l’ultima… la bambola più piccola… quella che era nascosta fin dal principio dentro a tutte le altre… non è possibile tirarla fuori subito, bisogna seguire l’intero percorso, viverle una dopo l’altra… domandandosi di fronte a ciascuna se questa volta sarà l’ultima”. Xavier si riferiva alle donne che si incontrano nella vita, ma per noi romani e per gli studiosi di tutto il mondo è la stessa impressione che abbiamo pensando a Roma. Una città dove più si mettono le mani nella terra, più si tirano fuori pezzi di storia. É quello che è accaduto con il ritrovamento del leggendario Teatro di Nerone, conosciuto solo attraverso le fonti antiche. Era il 2018 quando il Vaticano e l’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme decisero di affidare la realizzazione di un hotel nel Palazzo della Rovere all’azienda di Bill Gates in vista del Giubileo del 2025. I lavori iniziarono ma dopo pochi mesi, per la realizzazione del garage dell’hotel, è emerso qualcosa: il Teatro di Nerone costruito tra Castel Sant’Angelo e San Pietro. Di questo edificio ci parlano le fonti storiche come quella di Svetonio che scrisse Vita di Nerone. Analizziamo ora, come una matrioska, quali sono gli strati emersi dalle indagini archeologiche: Il Palazzo della Rovere, o dei Penitenziari, è stato voluto dal cardinale piemontese Domenico della Rovere, il cui nome è ricordato sulle finestre del primo piano dell’edificio. I lavori vennero probabilmente diretti dall’architetto Baccio Pontelli, che aveva avuto a che fare spesso con la famiglia Rovere, il quale prese ispirazione da Palazzo di Venezia (o Palazzo Barbo) in Piazza Venezia, dove troviamo l’Altare della Patria. Nella corte aperta di Palazzo della Rovere è stato finalmente portato alla luce lo scavo del Teatro di Nerone di cui, per ora, è emerso il lato sinistro della cavea (cioè i gradoni che fungevano da sedute per il pubblico) e del palcoscenico. Oltre a queste zone dell’edificio antico sono stati risparmiate anche colonne e decorazioni che confermano le testimonianze scritte degli storici che ne ricordano lo sfarzo architettonico e decorativo. Come spesso succede, questo pozzo di reperti di epoca romana accoglie anche testimonianze del periodo medievale, come molti rosari, perché, secondo le informazioni della tradizione cristiana, lì si sarebbe trovata la tomba di San Pietro. Proprio la presenza della tomba del santo, considerata una porta per il Paradiso, aveva attratto pellegrini d’oltralpe tra cui molti sassoni. Alcuni manufatti sono di probabile origine sassone, infatti reggenti e abati della Bretagna avevano creato un insediamento di genti sassoni che gestivano un servizio ospitaliero e scolastico, dedicato ai peregrini inglesi in visita a Roma. Questi abitanti chiamavano il loro quartiere Burg, da cui il nome del rione Borgo. Tutti questi intrecci di vite e di periodi storici saranno sicuramente d’aiuto agli archeologi per studiare il fenomeno del pellegrinaggio verso Roma da parte di molti credenti di epoca medievale. Sono poi necessari ai non addetti ai lavori per comprendere ancora meglio che la storia non è paragonabile ai programmi scolastici che la schematizzano, ma è la somma delle scelte di ognuno dei nostri antenati e dagli incontri e dai rapporti che ogni essere umano ha intessuto in vita. La storia è un intreccio di vite, ma Roma è come una matrioska: più si scava più non si può sapere con certezza quale sarà il reperto più antico, quale storia abbia vissuto e che ci può raccontare.

Veronica Loscrì

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