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Resistere è anche un destino, il primo libro di Andrea Catarci

Il lavoro dell’ex presidente del Municipio VIII verrà presentato domani nello spazio Moby Dick alla Garbatella

ROMA – Domani verrà presentato a Moby Dick, lo spazio culturale di via Ferrati (ex bagni pubblici di Garbatella, Roma) il libro ‘Resistere è anche un destino’ di Andrea Catarci. L’autore vive nel quartiere San Paolo-Garbatella, in quel Municipio VIII di cui è stato Presidente per dieci anni, dal 2006 al 2016, alla guida di coalizioni di centro sinistra. Dopo aver scritto e pubblicato un gran numero di articoli, saggi, rapporti e documenti, per la prima volta si è cimentato con un libro di ampio respiro, scegliendo di indagare le storie e le memorie della sua famiglia e dei suoi nonni. Un racconto che va dal fascismo alla Resistenza, dalla liberazione ai moti post bellici per il lavoro e la terra, fino alla battaglia di Porta San Paolo del 1960 ed agli anni ’70, fino quasi a lambire il contemporaneo. Abbiamo voluto porre qualche domanda all’ex minisindaco del Municipio VIII con l’intenzione di raccontare qualcosa di più di questo suo primo libro e dei motivi che lo hanno spinto a mettere ‘nero su bianco’ le storie e i racconti della sua famiglia.

Parliamo di un libro di memorie o di storie?

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Sono storie familiari, non direttamente vissute da me, ma raccontate. Come ha scritto Enri De Luca nella sua prefazione ‘si eredita un racconto, ascoltato in una sparpagliata carovana di sere’. Da questo arriva il libro. I miei nonni Vincenzo ed Armando li ho conosciuti poco, sono morti quando ero molto piccolo. Le loro storie mi sono arrivate attraverso i racconti della famiglia. La decisione di metterli su carta è arrivata nel momento in cui la mia fonte principale, cioè mio padre, è venuto a mancare.

Spesso il privato entra nei libri, ma in questo caso sembra intrecciarsi con il sentimento politico.

Non esiste privato che non sia politico e viceversa. Queste dimensioni sono strettamente collegate e giocano un ruolo importante anche nei ricordi. In essi delle figure semplici rappresentano la generazione che ha attraversato il Novecento, con i suoi grandi stravolgimenti come l’antifascismo, la resistenza, la lotta per la terra e gli scontri degli anni ’60, oltre agli importanti decenni ’70 e ’80. Queste sono storie di persone comuni che pur non finendo sui libri di storia contribuiscono pienamente a farla.

Il titolo del libro si riferisce al destino di chi?

Il titolo non parla di me, anch’esso racconta la mia famiglia, ma anche tutto ciò che ha influenzato la mia vicenda politica e personale. Il portato culturale che mi ha influenzato. Resistere e combattere oltre che una scelta sono un destino.

Attraverso queste storie racconto anche Roma e i grandi sconvolgimenti del secolo breve.

Ho voluto ragionare sul Novecento, su Roma, sull’antifascismo e sul lavoro, attraverso delle persone che per me sono state dei punti di riferimento, spesso idealizzati ed epicizzati nei racconti familiari. Dove non arrivano i ricordi lascio spazio alle suggestioni, alle domande e alle conversazioni che non hanno mai avuto luogo. L’esempio è mio nonno, premiato nel 1981 perché tra gli iscritti al PC da sessant’anni. A lui avrei voluto chiedere tanto sul partito, su quello che era stato e su dove si stava andando. Ma purtroppo ero troppo piccolo allora, così ho immaginato di farlo adesso.  

Il tuo libro viene tenuto a battesimo da due padrini d’eccezione Enri De Luca e Massimiliano Smeriglio.

Con Enri De Luca c’è una conoscenza di lunga data, dai tempi dei miei studi universitari, fino al periodo dei centri sociali e all’impegno istituzionale. Sono contento che abbia voluto scrivere la prefazione, dandomi anche dei consigli utilissimi che mi hanno portato a rivedere la struttura e l’impostazione del libro. Massimiliano invece è un compagno e un amico, un fratello nelle scelte politiche dalla fine degli anni ’80. Ci lega un rapporto profondo e anche le sue impressioni sono state fondamentali.

La presentazione ufficiale del libro è programmata per domani 6 luglio alle ore 18.00, allo spazio Moby Dick, insieme a Marta Bonafoni e Walter Tocci. Anche in questo caso per l’autore molti aspetti diversi si vanno a sommare: “In quella giornata saranno presenti tantissimi pezzi distinti della mia vita che si incroceranno. Anche in questo caso, come nel libro, il politico e il privato non potranno fare a meno di unirsi”. Il testo nei prossimi giorni sarà presente in molte librerie, ma la distribuzione avverrà anche attraverso una rete informale di esperienze e luoghi di aggregazione attraversati da Andrea Catarci in questi anni: “Anche questo è un esperimento – ci spiega – vedremo se questa distribuzione attraverso una rete inusuale potrà funzionare al pari di quella tradizionale, i tempi cambiano, e magari per raccontare vecchie storie si devono trovare anche nuovi metodi”.

Leonardo Mancini