Fantastico. Un concerto come quello di ieri sera, al Circolo degli Artisti, è da definire solamente in questi termini.
Scatenati, ruggenti, energici e tendenzialmente punk, i Ministri, nati nei sottoscala come idoli della popolazione underground notturna, sono rimasti tali nonostante la firma con la Universal, che ha apportato tanta visibilità ma anche una lieve vena commerciale nella loro musica ma oltre che una differenziazione di pubblico, che si è arricchito di folcloristiche, eccitatissime, sudatissime ragazzine urlanti, nemmeno fossimo a un concerto dei Tokio Hotel. Ma passiamo oltre. Si stava stipati peggio delle sardine. La gente spingeva, il pogo è a tratti violento, a tratti fastidioso, a tratti coinvolgente. Ci tirano dell’acqua per rinfrescarci, ma la gente urla e non si dà tregua. Tutti vogliono toccare Divi (Davide Autelitano), cantante-bassista ed ineccepibile frontman dalla voce da brivido, urla, salta, fa battute e colloquia con il pubblico. Il suo modo di fare ricorda un collaudatissimo showman, temprato da un atteggiamento da ragazzo della porta accanto, che alla fine del concerto si butta a sorpresa nella folla in un bellissimo – e apprezzatissimo – stage diving. Si apre con Fari Spenti: Federico Dragogna, bocca aperta e capelli bagnati, agita convulsamente la testa e si scatena, completamente preso dal travolgente rock che esce dalle corde della sua chitarra. Il sound ministriaco “spacca”. Si continua con La faccia di Briatore, Bevo, Le mie notti sono migliori dei vostri giorni, I Soldi sono Finiti, per arrivare alle ballate dai testi infuocati La piazza e il Bel Canto. Tempi Bui è orecchiabile, Diritto al Tetto scatena le masse e fa muovere le teste e alzare le mani, ma non solo: i testi dei Ministri, che il più delle volte escono dalla penna di Dragogna, hanno quel giusto mix di poesia, cinismo e rabbia per il sistema che ascoltarli, oltre che farsi trascinare dalla potenza del ritmo, è una goduria per i nostri cervelli spesso fin troppo assopiti. Suggestiva E se poi si spegne tutto, che fa parte della colonna sonora di Ce n’è per tutti, un film di Luciano Melchionna, nelle sale in questi giorni, di cui abbiamo potuto pregustare il video durante il concerto. Si chiude con Abituarsi alla fine che “deve durare per forza 20 minuti” come dice Divi prima di salutare tutti e di scendere tra il pubblico, a fine concerto. Andiamo a strappare una firma sul vinile appena comprato, ristampa in edizione limitata – solo 200 copie numerate – de “I soldi sono finiti”, contenente un pezzo delle mitologiche giacche da Ussari utilizzate per gli oltre 200 concerti precedenti, fatte in mille pezzi – come si intitola il tour – e poste nei vinili e nei cd come sacre reliquie. Loro sono simpatici, alla mano, li rincontriamo in mezzo alla movida capitolina del Circolo, spogliati delle loro nuove giacche ma ancora con quella verve addosso che li contraddistingue e che mi auguro li porti in alto nella scena musicale italiana.
Prossime date del Mille Pezzi Tour:
09 dicembre 2009, h. 22 – Milano – Magazzini Generali
11 dicembre 2009, h. 20 – Napoli – Casa della Musica
12 dicembre 2009, h. 22 – Bologna – Covo Club
18 dicembre 2009, h. 22 – Roncade – New age club
www.myspace.com/ministri
Serena Savelli
Urloweb.com