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Secondo compleanno di Latium Vetus

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Il 25 gennaio scorso l’associazione Latium Vetus ha compiuto il suo secondo anno di attività organizzando per l’occasione, con il patrocinio del Comune di Pomezia, la conferenza “Enea e la leggenda troiana” tenuta dalla professoressa Maria Fenelli, nota docente di Topografia Antica dell’università di Roma “ la Sapienza “. L’evento si è svolto all’interno di un’aula consiliare gremita di spettatori.

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L’associazione Latium Vetus si batte per la tutela del patrimonio locale di quello che in generale è considerato il “Latium” antico, un luogo ricco di storia e di monumenti spesso ignorati. Il lavoro dell’associazione è importante perché tra gli obiettivi che si pone c’è quello di far conoscere e valorizzare i territori perseguendone anche la conservazione e la protezione.
Abbiamo incontrato Giacomo Castro, il presidente dell’associazione e gli abbiamo rivolto alcune domande per approfondire la conoscenza di Latium Vetus.

Come è nata l’associazione e quali obiettivi si pone nello specifico?

L’associazione Latium Vetus è nata dall’idea di alcuni semplici cittadini stanchi di constatare come il territorio dell’Agro Romano, seppure pieno di peculiarità storiche, ambientali, culturali e paesaggistiche fosse considerato in questi ultimi decenni luogo di sviluppo industriale e di speculazione edilizia, mentre invece monumenti di primo piano come le numerose torri medievali (ad esempio Tor Maggiore a Santa Palomba solo per citare la più celebre e conosciuta) nonostante i vincoli di tutela fossero assolutamente vittime dell’incuria, del degrado e dell’abbandono.
Costituire l’Associazione Latium Vetus è stata per molti di noi un’azione di rivoluzione culturale per infondere consapevolezza nei cittadini: la consapevolezza che con il passare del tempo la disattenzione verso i beni di pregio del nostro territorio porterà alla irrimediabile perdita della nostra memoria storica e culturale; uno scenario catastrofico ma purtroppo molto reale che vede l’Agro Romano decantato da poeti e pittori fin dal settecento saturato di palazzine e capannoni industriali. La posta in gioco non è solo quella legata alla distruzione e alla conseguente perdita di questi monumenti.
Chi può negare che questo “sviluppo” industriale ed economico stia portando in questi territori un degrado ed un disagio sociale senza precedenti? Che futuro può esserci per un popolo che vive nel degrado, senza memoria storica, senza più alcun rapporto con la natura? Per noi lo Sviluppo vero, con la S maiuscola è quello culturale e legato alla qualità della vita e pensiamo che sia necessario ripartire dai beni di pregio e dalla loro tutela.

Tra i vari appuntamenti che l’associazione organizza vi sono visite guidate, conferenze, ecc…Ce ne vuoi parlare?

L’Associazione Latium Vetus si è data come compito istituzionale quello di far conoscere le tante realtà di pregio culturale, ambientale e paesaggistico dell’Agro Romano e del “Lazio antico” il più delle volte assolutamente sconosciute, qualora inaccessibili. La nostra scelta quindi è quella di tralasciare i grandi poli turistici di Roma a vantaggio di quella miriade di luoghi d’arte meno conosciuti ma assolutamente
non meno importanti dal punto di vista culturale. A febbraio visiteremo il mitreo di Marino, un luogo ancora purtroppo inaccessibile dopo decenni dal suo rinvenimento e nei mesi a seguire abbiamo in programma visite insolite come il tour archeologico di Albano Laziale, la passeggiata nel quartiere moderno dell’Eur e il giro delle torri medievali dell’Agro Romano.

Puoi darci qualche altra anticipazione sul programma di Latium Vetus del 2014?

Il 2014 sarà un anno importante per Latium Vetus non solo per le visite guidate ma anche per la nostra attività di difesa e tutela dei monumenti dell’Agro. Stiamo lavorando alla redazione di alcuni progetti di tutela e
di recupero di alcuni monumenti e di alcune zone di pregio: si tratta di progetti ambiziosi che ci impegnano molto ma che ci inorgogliscono.
Va detto inoltre che la nostra attenzione su questi territori non calerà, siamo pronti ad intervenire ogni qualvolta ravviseremo tentativi di trasformazione del territorio che reputeremo impattanti o dannosi.

Massimiliano Liverotti