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Villa Romana di Spinaceto: un lungo iter verso l’apertura

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Al momento solo qualche sfalcio occasionale dell’erba, ma la speranza è di renderla presto fruibile

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Tratto da Urlo n.117 luglio 2014

SPINACETO – Anche Spinaceto ha la sua villa romana. Certo, bisogna scorgerla tra l’erba alta, ma c’è. I resti tra via degli Eroi di Rodi e via degli Eroi di Cefalonia, sono venuti alla luce durante le indagini archeologiche del 1982 e interessano un’area di circa 1200mq contenente una villa datata tra il I sec a.C. e il IV sec. d.C. Per lungo tempo l’area è rimasta nel degrado, divenendo anche una discarica abusiva, solo occasionalmente ripulita da cittadini volenterosi. Poi nel 2008 arriva uno stanziamento da parte della Regione Lazio, nell’ambito del Contratto di Quartiere “Tre Pini-Mezzocammino”, di circa 300mila euro. All’interno di questo progetto di riqualificazione, iniziato nel 2009 in condivisione con la Sovrintendenza archeologica del Comune, oltre alla sistemazione della muratura di epoca romana, era prevista anche la costruzione di alcuni percorsi pedonali e di pannelli con le descrizioni dei reperti. Inoltre l’area sarebbe diventata un polo culturale importante a disposizione della didattica delle scuole della zona. Di tutto questo non è stato fatto praticamente nulla, o meglio, l’area è recintata, all’interno ci sono alcuni attrezzaggi come i cestini e un pannello di legno, ma senza nessuna descrizione del luogo. Inoltre la villa non è assolutamente accessibile, con i due cancelli sempre sbarrati e uno in particolare, quello in prossimità del cavalcavia, quasi completamente sommerso dai rovi. “Durante la scorsa consiliatura abbiamo fatto molti sopralluoghi nella zona, ma adesso è piena d’erbaccia, una caratteristica di tutto il municipio – spiega il Vicepresidente del Consiglio del Municipio IX e Consigliere Fi, Massimiliano De Juliis – Non c’è marciapiede che non sia in condizioni pessime, così come i ‘parchi campagna’”. Per il Consigliere forzista questo stato di cose mette in serio pericolo l’area archeologica su cui “sono stati fatti dei lavori di mantenimento, ma l’erba alta rovina la tenuta delle murature e mette in pericolo i reperti archeologici. Se il verde non viene manutenuto si palesa il fatto che i fondi per la riqualificazione siano stati spesi inutilmente”. È poi il Consigliere Pd, Manuel Gagliardi, Presidente Commissione Cultura e Vicepresidente Ambiente in Municipio IX, ad essersi negli ultimi mesi interessato dell’area, soprattutto per le sollecitazioni dello sfalcio dell’erba: “Il 27 giugno scorso è stata tagliata una porzione dell’erba che interessa i reperti, quindi la parte del ninfeo, delle terme e del pozzo centrale – ci spiega il Consigliere, ammettendo il mancato taglio nel resto dell’area – C’è un dialogo aperto con la Sovrintendenza di Roma che ne ha la gestione e che taglia l’erba direttamente, non attraverso il Servizio Giardini”. La volontà dell’Amministrazione municipale sembra essere comunque quella di valorizzare questa porzione di territorio: “Stiamo cercando un modo per valorizzarla magari tramite l’affidamento ad associazioni e il coinvolgimento delle scuole del quartiere – ci spiega Gagliardi – per renderla un museo di quartiere vivo e aperto durante tutto l’anno. Purtroppo non ci sono nemmeno i pannelli esplicativi. Dobbiamo parlare anche con l’ufficio di riferimento – l’Ufficio Messa a Reddito – per capire quali possono essere i termini per la gestione”. Se l’intenzione di rendere fruibili gli scavi è sicura, meno certa è la tempistica perché questo avvenga: “Purtroppo questo è un iter molto lento. Speravamo di partire già da questa primavera con degli spettacoli teatrali ma non ci siamo riusciti. Spero – conclude Gagliardi – che per maggio o aprile prossimo si possa effettivamente aprire alla cittadinanza, perlomeno per una rappresentazione teatrale”. Una speranza condivisa anche dal Consigliere Fi, Gino Alleori: “L’auspicio è che si riesca al più presto a completare ogni iter per rendere questo bene del quartiere e del Municipio pienamente fruibile da tutta la cittadinanza. Inoltre – conclude – non si può pensare di lasciare nell’incuria un pezzo di storia così importante, che potrebbe invece diventare una parte fondamentale della crescita culturale dei ragazzi degli istituti scolastici del territorio”.

Leonardo Mancini