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Sanita’, ancora incertezze dai vertici statali

Dopo un nuovo passaggio di testimone tra commissari, rimane ancora in dubbio il futuro dei nosocomi della Capitale.

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Ormai non ci si capisce più nulla. Decreti annunciati e non firmati, progetti pubblicizzati e non partiti, chiusure minacciate e poi revocate. Benvenuti nel mondo della sanità laziale!

Anche fare il punto della situazione sta diventando complicato, tra commissari/governatori a loro volta commissariati che si dimettono, sostituiti da tecnici/commissari che decidono di rassegnare le dimissioni e ulteriori commissari messi al posto dei primi, secondi e terzi per cercare di trovare il bandolo della matassa nel caos che contraddistingue la Sanità della nostra Regione. Dopo l’uscita di scena della governatrice della Regione Lazio, Renata Polverini, il nuovo commissario per il rientro dal deficit, Enrico Bondi, aveva seminato il panico con un decreto che annunciava la chiusura di svariati nosocomi di riferimento all’interno del territorio della Capitale. Erano seguite manifestazioni e cortei, assemblee sindacali e la firma del decreto era stata messa in standby. Si era parlato di una riduzione di circa 2000 posti letto che avrebbe dovuto interessare gli ospedali laziali, numero sceso poi sotto le mille unità, ma anche questo provvedimento per ora sembra essere congelato.

Un rapporto dell’Agenzia di Sanità pubblica del Lazio che parla di ricoveri inappropriati, nonché l’emergenza ambulanze, con i mezzi fermi causa mancanza di posti letto nei nosocomi (problematica apparentemente risolta secondo una nota della Regione), sono la ciliegina sulla torta di uno scenario a dir poco caotico.

Forte la protesta del Cto che di fronte alla notizia di chiusura è letteralmente insorto; svariati gli incontri tra il direttore della Asl Roma C, Antonio Paone e l’ormai ex commissario Bondi. Per il Cto le opzioni, spiega la Cgil, potrebbero essere due. Il sogno sarebbe la riconversione del polo in un trauma center, mentre il progetto di Bondi riguardava la trasformazione del Cto in una Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali) con circa 200 posti per post-acuzie. Le emergenze verrebbero affrontate al S. Eugenio e successivamente per la riabilitazione i malati dovrebbero essere portati Cto. Dell’accordo con l’Inail, fermo dopo la mancata firma del 28 novembre e dopo le dimissioni di Bondi, non si sa più nulla; la convenzione secondo Antonio Bertolini (Pd), delegato alla Sanità per il Municipio XI, darebbe linfa vitale e salverebbe il nosocomio e nel contempo salvaguarderebbe l’attività ambulatoriale del sito. “La reazione veemente del Cto ha sortito l’effetto di congelare la situazione, di prenderci del tempo per valutare il da farsi, le dimissioni di Bondi hanno rappresentato una vittoria, chiaramente la situazione andrà affrontata avendo tra le mani un programma concreto”, dice Bertolini. Il delegato seguita parlando di mancata interlocuzione tra l’Azienda e gli operatori accusando la prima di aver portato avanti un discorso incentrato su una mentalità “santeugeniocentrica”. Il delegato ha poi affermato di confidare nell’operato di Filippo Palumbo, il nuovo commissario alla Sanità laziale, definito “un esperto in materia e non solo un tagliatore di teste di stampo ragionieristico come l’ex commissario Bondi”. 

L’imminenza delle elezioni potrebbe aver congelato qualsiasi decisione in merito alla Sanità laziale e la sua sorte, ipotizzano sia Bertolini che Fernando Aiuti (Pdl), Presidente della Commissione Politiche Sanitarie comunale, promotore di una mozione il mese scorso: “La mozione del 17 dicembre è stata una mia iniziativa appoggiata da tutte le forze presenti in Assemblea per sensibilizzare il Sindaco, in quanto tutore della salute dei cittadini, sulla situazione drammatica che vivono i nosocomi della Capitale”. Parlando del Cto, fiducia nell’operato di Palumbo viene espressa anche da Aiuti che si riferisce a Bondi come “un tagliatore di teste dell’industria privata. Ha fatto bene a dimettersi anche se i motivi che lo hanno spinto a farlo sono differenti”. 

In merito alla mozione firmata all’unanimità in Assemblea Capitolina nel dicembre scorso si è espressa anche Gemma Azuni, Consigliere comunale per Sel che, parlando del Cto, dichiara: “Mi risulta che da molti cittadini il Cto sia ritenuto già chiuso; sull’ospedale attualmente non si ha certezza della futura destinazione. Il nosocomio – seguita Azuni – sarebbe dovuto diventare un polo specialistico per la traumatologia, ma interventi successivi hanno modificato la sua destinazione d’uso ad ospedale di quartiere. Sul discorso della riconversione del nosocomio in una Rsa, l’accento deve essere posto – conclude – sulla necessità di raggiungere una vera e propria integrazione sociosanitaria”.

“Non lo rimpiangerà nessuno – dice il Presidente del Municipio XI, Andrea Catarci (Sel), parlando sempre di Bondi – L’ex commissario ha però aggiunto una profonda mancanza di serietà ed un pessimo stile alle idee malsane di smantellamento della sanità pubblica che lo hanno reso tristemente presente in tanti incubi. Siccome non c’è limite al peggio si nomina pure un nuovo commissario che durerà in carica circa un mese. Così, tanto per continuare a scherzare con qualcosa che si chiama diritto alla salute”. 

Del Cto è tornato a parlare anche Simone Foglio, Capogruppo Pdl al Municipio XI: “Come Pdl municipale abbiamo partecipato alla prima assemblea organizzata al Cto a tutela della struttura durante la quale ho manifestato la nostra vicinanza e solidarietà, oltre che il massimo dell’impegno a tutela della struttura ospedaliera. Riteniamo fondamentale preservare i posti di lavoro di tutto l’indotto in questo momento di crisi”. Una nota polemica il consigliere la indirizza alla sinistra municipale che “in 17 anni non è stata in grado di elaborare un progetto di riqualificazione in sinergia con Regione e Asl di competenza per rilanciare il Cto. Anche il Presidente Catarci si limita ad abbaiare alla luna e a criticare, questo ha comportato la sua incapacità ad elaborare un progetto per tutelare veramente il Cto”, conclude Foglio. 

“La sinistra del Municipio XI non ha scheletri nell’armadio in campo sanitario”, così si esprime Catarci che nel commentare ancora una volta la situazione del Cto, sottolinea l’appoggio fornito alla battaglia portata avanti dagli operatori dell’ospedale. Il Presidente parla poi dell’impegno del Municipio per promuovere un incontro tra i lavoratori del nosocomio e Nicola Zingaretti (Pd), candidato alla presidenza della Regione Lazio che in una nota stampa ha affermato: “Sulla Sanità nel Lazio occorre essere seri”. 

Per completare il panorama, nonostante l’annuncio di chiusura, risultano ancora operativi Eastman e Oftalmico; bloccato invece il progetto di accorpamento dello Spallanzani al San Camillo. Sono cattive le acque in cui naviga l’IRCCS S. Lucia di via Ardeatina, ancora alle prese con mancati pagamenti da parte della Regione Lazio e in attesa delle sentenze del Consiglio di Stato, relative ai ricorsi presentati dalla Regione stessa successivi ai pronunciamenti del Tar favorevoli al S. Lucia dei mesi passati. Rimane congelata la situazione al S. Filippo Neri: “Il nosocomio riveste un ruolo fondamentale, è provvisto di apparecchiature all’avanguardia acquistate poco tempo fa, questo cozza – dichiara Aiuti – con la volontà di chiudere l’ospedale”. Ma non sarebbe una novità basti pensare al S. Giacomo, nosocomio sito al centro di Roma, chiuso poco dopo essere stato dotato di apparecchiature diagnostiche di ultima generazione e dopo lo stanziamento di ingenti somme di denaro dalla giunta Marrazzo. 

Anna Paola Tortora