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Bike Sharing: non demordiamo

Il servizio di bike sharing, ovvero quelle biciclette che vediamo un po’ ovunque utilizzabili da tutti, che si sbloccano grazie a un’app a fronte di un piccolo canone di affitto, a Roma per molti sembra già spacciato. Questo a causa degli innumerevoli episodi di vandalismo che hanno visto protagoniste, soprattutto nei mesi estivi, le ormai famose biciclette gialle. In realtà, come ha affermato il direttore generale per l’Italia di oBike (una delle maggiori società di sharing nel mondo), Andrea Cruciani, ad Askanews, “è vero che i mezzi spariscono, sono danneggiati e vengono distrutti per pura goliardia di qualche fanatico, ma è assolutamente falso che, per questo motivo, il bike sharing sia destinato a scomparire dalle nostre città”. Secondo Cruciani, infatti, evidenziare solo ciò che succede di negativo può portare a un clima di emulazione e di mancata visione d’insieme, dove i vantaggi del servizio per la comunità superano enormemente i comportamenti incivili di qualcuno. Anche perché l’Italia è attualmente il paese europeo con il più alto numero di servizi di condivisione di bici attivi sul suo territorio. Insomma, pare che i cittadini vogliano provare la cosiddetta “mobilità alternativa” e questo è uno dei motivi fondamentali per cui il sistema di condivisione delle biciclette potrebbe riuscire a scamparla anche nella Capitale.

Ovviamente ci sono città che, per loro conformazione o per abitudine dei suoi cittadini, sono più avvezze all’uso di questo mezzo (pensiamo a Ferrara, paradiso dei ciclisti e dei cicloamatori) mentre altre no. Roma sicuramente rientra in quest’ultima categoria, ma è altrettanto palese che le cose stanno cambiando. Il servizio di bike sharing, infatti, conta una crescita di abbonamenti esponenziale e una richiesta sempre maggiore di estendere il servizio in zone della Capitale non ancora coperte. E contro il vandalismo c’è un controllo puntuale tra gli utenti, che hanno formato una vera e propria community on e offline. Per questo non bisogna demordere, nonostante tutte le difficoltà del caso. A ogni modo le persone sembrano sempre più convinte e serene nell’abbracciare l’intermodalità, abbandonando quando è possibile l’automobile, utilizzando mezzi green o, semplicemente, andando a piedi. Complici livelli di traffico in perenne aumento e mezzi pubblici che funzionano così e così, i romani si stanno attrezzando per abbattere i tempi di percorrenza quotidiani con soluzioni sempre più ecologiche e, perché no, salutari. Sicuramente Roma non è una città adatta a molte cose, non perché è “italiana” (termine che ormai è diventato un aggettivo, sembra, negativo), ma semplicemente in quanto si tratta di una grande, popolosa e trafficata metropoli. Per andare in direzione di una standardizzazione verso l’alto, un’elevazione ai modelli virtuosi europei, bisogna cambiare prima le proprie abitudini, combattendo quando possibile per delle piccole battaglie quotidiane volte a grandi conquiste. Solo così si può abbattere l’inciviltà, la poca cura per i beni comuni, la maleducazione e persino le falle di un tessuto urbano spesso trascurato e abbandonato a se stesso. Non bisogna demordere perché “tanto le cose non cambiano”. E chi l’ha detto?

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Serena Savelli