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Centri estivi: la lettera di una mamma in difficoltà

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice

Sono la mamma di un bambino con disabilità riconosciuta dalla Legge 104 art.3 comma3 (disabilità grave), al quale quest’anno, a differenza degli altri anni, è stata negata, nonostante le ripetute insistenze, e la regolare domanda a tempo debito, l’assistenza presso i centri estivi del Municipio VIII.

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Premetto che il centro estivo non è un lusso, dove portare il bambino per non farlo annoiare durante l’estate, bensì una precisa necessità e un diritto per quei genitori che come noi, entrambi lavoratori, non possono tra l’altro mettere in campo la risorsa “nonni”, o “zie”. Quindi rimarrebbe, negatoci il centro estivo, come unica opzione una babysitter full time, la quale, considerata anche la parte assistenziale, ci verrebbe a costare uno stipendio intero.

Come lei ben sa, la curiosa “motivazione” addotta dagli uffici amministrativi del suo Municipio ha a che fare con il tipo di scuola frequentata da mio figlio lo scorso anno: una scuola paritaria.

Ebbene sì, la norma (discriminatoria) di Roma Capitale prevede infatti che abbiano diritto all’assistenza nei centri estivi di Roma, i soli bambini che nell’anno scolastico hanno frequentato una scuola pubblica statale e richiesto l’assistenza OEPAC.

Gli altri, i malcapitati alunni di scuole paritarie – assistiti nella loro disabilità dalle scuole stesse, con risorse interne, durante tutto l’anno – sono dei fantasmi, non esistono.

Questi bambini sono considerati evidentemente dalla nostra amministrazione comunale individui di serie B: per loro niente centri estivi garantiti!!

In questo modo i meno tutelati sono ancora una volta i più deboli. O forse siccome vanno alla scuola paritaria “che si arrangino” come si suol dire?

A chi pensa che le famiglie che iscrivono i propri figli alla scuola paritaria navighino nell’oro e possano permettersi tutto vorrei dire che sicuramente questa categoria esiste, ma per molte altre famiglie pagare la retta è un sacrificio che le costringe gioco forza a rinunciare poi ad altro, tra cui la babysitter.

Evidentemente vi è un pregiudizio e un sentimento di avversione verso coloro che fanno una scelta alternativa alla scuola pubblica. Ognuno può avere opinioni diverse in proposito e opera le scelte che crede per i propri figli ma mettere in mezzo dei minori disabili per questioni ideologiche è davvero meschino.

Perché di questo si tratta: lo stesso regolamento infatti (DAC N. 20/2022) un anno fa escludeva i bambini disabili delle scuole paritarie dal servizio OEPAC non nei centri estivi ma udite udite… addirittura a scuola!

A causa di questa norma vergognosa e anticostituzionale – poi infatti annullata dal TAR solo nel gennaio 2023 – alcune famiglie hanno dovuto spostare i loro figli dalla privata alla pubblica sradicandoli dal proprio contesto scolastico.

E questa sarebbe l’inclusività, la civiltà, e la politica a sostegno delle famiglie con disabili?

Naturalmente il Municipio VIII non ha colpe se a livello centrale l’Amministrazione capitolina ha fatto queste scelte. Tuttavia avrebbe dovuto a mio parere riconoscere l’iniquità della norma e in qualche modo tentare di porre rimedio.

Per esempio, dal momento che molte famiglie che hanno avuto la risorsa OEPAC garantita per tutte le 8 settimane nei centri estivi del Municipio ma poi per loro scelta non hanno di fatto iscritto i figli, si sarebbero potute impegnare quelle assistenti OEPAC già “stanziate” per i suddetti bambini e “dirottarle” su altri casi, come quello di mio figlio, ingiustamente non contemplati dalla normativa”.

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Redazione