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Leggende e curiosità su Archimede di Siracusa (Parte II)

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Sembra che Marcello fosse stato talmente addolorato per la morte di Archimede da trattare il soldato romano che lo aveva ucciso come un sacrilego, punendolo successivamente con la morte per squartamento.

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Marcello avrebbe in seguito colmato di favori i parenti dello scienziato ed esaudito il desiderio che Archimede aveva espresso in vita: sul suo sepolcro avrebbe fatto incidere la figura di un cilindro circoscritto ad una sfera assieme ad una scritta che esprime il rapporto tra i due solidi.

Tra i tesori d’arte che Marcello portò a Roma da Siracusa ci sarebbe stato anche il Planetario di Archimede di cui si sarebbero però perse le tracce negli anni successivi. Una macchina identificabile come lo stesso sarebbe stata rinvenuta ad Olbia nel 2006. Secondo un’ipotesi, lo strumento potrebbe essere andato perduto nel sottosuolo di Olbia, città che fu probabilmente scalo della nave che trasportava i tesori d’arte a Roma. Cicerone racconta che Marcello portò a Roma un apparecchio realizzato da Archimede che riproduceva su una sfera la volta del cielo e un altro che prediceva il moto apparente del sole, della luna e dei pianeti, simile a una moderna sfera armillare, nota come astrolabio sferico, un modello della sfera celeste inventato da Eratostene nel 255 a.C.

Secondo una nota leggenda Archimede sarebbe riuscito da solo a spostare una nave grazie ad una macchina di sua invenzione in seguito alla richiesta di una pubblica dimostrazione della funzionalità di un suo congegno. Sembra che, grazie all’entusiasmo provato nell’apprendere di sapere costruire macchinari in grado di spostare grandi pesi, avrebbe esclamato: “Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo”. La frase è riportata, con qualche variante, da diversi autori come Pappo d’Alessandria e Simplicio.

Massimiliano Liverotti