I Club Dogo hanno rappresentato un punto di svolta significativo per tutti nel momento in cui sono emersi sulla scena, ormai vent’anni fa, ma soprattutto uno spartiacque per chi è nato a Roma ascoltando il genere rap. Il loro impatto è stato esplosivo. Il tradizionale stile boom bap degli anni ’90, che aveva reso ricchi artisti romani come Cor Veleno, Colle der Fomento, Piotta e tanti altri, iniziava a sembrare ormai vecchio. Molti li hanno criticati, anche solo per il fatto di essere milanesi. Tuttavia è interessante notare come i Club Dogo abbiano saputo anticipare tendenze e controversie simili a quanto sta accadendo ora con altri artisti come Sfera Ebbasta, Dark Polo Gang, Paky, Baby Gang, SFK e Simba La Rue.
Gué, nel suo libro “Guérriero” rivendica il primato nel rap italiano, elencando anticipazioni come portare la “piazza” sul palco, l’uso dei “bling bling”, l’abbigliamento firmato, citazione di marchi nelle rime e altro. I Club Dogo, prima del loro recente ritorno, hanno sfidato le convenzioni del rap partecipando a progetti mainstream e diventando un fenomeno cult. Nonostante le critiche, il gruppo ha dimostrato coerenza nel saper rappare, suscitando non poco fastidio tra gli integralisti della scena. La loro recente rinascita dimostra una coerenza artistica che continua a far parlare di sé. Il disco suona incredibilmente bene, e sono pronto a scommettere che sia già il disco rap dell’anno, senza troppi dubbi.
Riccardo Davoli
