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MOLCHAT DOMA

Sono così pochi i pezzi scritti in Italia sui Molchat Doma che vale la pena inserire il trio di Minsk nello spazio di Rumori di Fondo. Questo è il racconto di un’ascesa repentina e vertiginosa, che in poco tempo è valsa le prime posizioni del mercato discografico, grazie ai social e allo streaming. Egor Shkutko, Roman Komogortsev e Pavel Kozlov fino ad un paio di anni fa erano figli della classe operaia di Minsk: soltanto nel 2017 hanno formato i Molchat Doma, pubblicando il loro album С крыш наших домов (Dai tetti delle nostre case). Il successo arriverà con l’album Ėtaži. Prima ancora ci pensa “Sudno”, contenuta in Ėtaži, a farli conoscere. Il singolo, infatti, viene usato ben oltre 150.000 volte come colonna sonora su TIK TOK, mentre su Spotify è ascoltato in streaming oltre 121 milioni di volte. Con questi numeri è stato difficile restare indifferenti al loro fenomeno ed ora sono diventati una delle band più corteggiate al mondo. Successo che gli è valso il pass per Coachella 2022 in California. Mica male! I Molchat Doma, almeno nei primi album, adottano un sound fortemente influenzato dal Rock sovietico dei Kino, band guidata dal carismatico front man Viktor Coj, ma anche dal post-punk/New Wave europeo. Depeche Mode, ad esempio, ma più in particolare la musica di Ian Curtis dei Joy Division. I Molchat Doma hanno firmato per l’etichetta indie americana Sacred Bones, che pubblica gli Lp del gruppo rock sperimentale giapponese Boris, di David Lynch, del regista e compositore John Carpenter, delle cantautrici Jenny Hval e Zola Jesus. Il sito web dell’etichetta definisce la musica di Molchat Doma “oscura ma ballabile”. Attraverso una rievocazione nostalgica i Molchat Doma conquistano il mondo discografico convincendo, anche se, l’ultimo disco ha perso quelle sfumature malinconiche ed oscure, a favore di un suono pop e luminoso.

Riccardo Davoli

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