ROMA – A un anno di distanza dalla sua inaugurazione, avvenuta ospitando la mostra Flesh: Warhol & The Cow. Le opere di Andy Warhol alla Vaccheria, lo spazio espositivo di Roma Capitale La Vaccheria, gestito dal Municipio IX, intende celebrare questa importante ricorrenza presentando al pubblico il nuovo significativo progetto espositivo “Dal Futurismo all’Arte Virtuale”, a cura di Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei. Le opere esposte provengono da due Collezioni private e sono state raccolte dalla Collezione Rosini Gutman a cura di Gianfranco Rosini ed Elisabetta Cuchetti. L’esposizione, ad ingresso gratuito, è realizzata dal Municipio IX con il supporto di Roma Capitale e con la collaborazione di Zètema Progetto Cultura. Coordinamento organizzativo a cura di Gianfranco Rosini per IconArs S.R.L. La produzione delle ambientazioni artistiche è a cura di Kifitalia.
LA MOSTRA
A partire dal 9 settembre e fino al 14 gennaio 2024, i visitatori avranno la possibilità di ammirare da vicino alcuni dei più grandi artisti del ‘900, lungo un percorso che dalle avanguardie più riconosciute arriva direttamente ai giorni nostri. Da Balla a Calder, da Modigliani a Duchamp, da Burri a Rauschenberg, passando per Dalì, Manzoni, Fontana, Boetti, Klein, Liechtenstein, Vasarely, Beuys, Warhol, Niki de Sainte Phalle, de Chirico e molti altri, la mostra si propone di ripercorrere le principali tappe dell’innovazione artistica del secolo scorso attraverso l’originalità di alcuni dei suoi artisti principali. Tutti diversi tra loro ma accomunati dalla medesima capacità di anticipare il futuro e da una connaturata propensione al cambiamento. A dare nuova linfa alla carica rivoluzionaria che ebbero quelle opere in passato contribuisce, in questa occasione, la riflessione sul presente indotta dai due curatori che attraverso l’ambientazione onirica pensata per la mostra, con installazioni contemporanee di arte immersiva e digitale, si propongono di indagare la carica innovativa dei nuovi strumenti che stanno rivoluzionando il mondo dell’arte e la vita in generale, incidendo in profondità sulla percezione del reale.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso espositivo è concentrato in quattro “capsule” differenziate ovvero quattro “set” a tema nei quali l’esperienza artistica è pensata per dare protagonismo al visitatore. Questa operazione è resa possibile grazie all’utilizzo di tecniche e tecnologie immersive inserite in ognuno di questi set per contaminare volutamente le opere e rompere i canoni espositivi in favore di un maggiore impatto emozionale. Ciò che ne scaturisce è un’esperienza in cui le incursioni delle produzioni digitali contemporanee, insieme al sound design e alle ambientazioni inedite, dialogano con la mostra d’arte convenzionale per dimostrare come le tematiche dell’oggi affondino le proprie radici nel Novecento, in particolare nel rapporto tra arte e scienza, e come le nuove frontiere dell’arte digitale – dagli NFT all’utilizzo della intelligenza artificiale nei processi creativi – pongano interrogativi e spunti di riflessione continui.
Si comincia dalla capsula Infinity dedicata al Futurismo, costituita da un grande cubo specchiato – la Mirror Box – in cui è custodito il Fiore futurista di Giacomo Balla circondato da una video opera immersiva che racconta le linee, i suoni, i volumi, i colori e le tematiche care al movimento artistico cui aderì l’artista torinese. Oltre alle opere di quest’ultimo, gli specchi rifletteranno anche le opere di Alexander Calder così come opere di artisti che non hanno mai aderito al Futurismo o lo hanno apertamente avversato: tra queste il Ritratto di Jeanne Hébuterne di Amedeo Modigliani o le opere di Carlo Levi.
A seguire, la capsula Avantgard, anch’essa riflessa sulle pareti specchiate della Mirror Box, raccoglie le mille sfumature del variegato mondo delle correnti artistiche novecentesche in un’unica esperienza estetica che mette a confronto opere dirompenti come uno dei tanti Senza titolo di Alberto Burri; Attirare l’attenzione di Alighiero Boetti; Vega Alom di Victor Vasarely; Il Pifferaio magico di Salvator Dalì; la Merde d’artist e le Impronte di Piero Manzoni; il Cadeau di Man Ray; il Coffee mill da “du cubism” di Marcel Duchamp; Reatroactive e Sky Rite di Robert Rauschenberg; il Concetto spaziale natura di Lucio Fontana.
A costituire il cuore della capsula successiva denominata Pop è, invece, un surreale “giardino segreto” con tanto di piante, alberelli e luci al neon colorate. Il suo interno è popolato dalle Nanà danzanti di Niki de Saint Phalle che, come veri e propri esseri viventi, popolano questo angolo di verde dai colori sgargianti. A circondare il giardino, tra le altre, le opere Cow going in abstract e Sunrise di Roy Liechtenstein; Kiku e Liza Minnelli blue ground di Andy Warhol; Bus stop ed Intervista alla radio sulla fine del capitalismo di Joseph Beuys.
Infine, in chiusura, ecco la capsula Metafisica in cui la riproduzione di un enigmatico studio di Giorgio de Chirico fa da scenario alle sue due opere Piazza d’Italia e l’Arcobaleno. Attorno, un’ambientazione dal forte connotato onirico e distopico, ricreata attraverso un inedito sound design ispirato alla Voce di Arianna di Monteverdi ed una videoproiezione che enfatizza le linee dai molteplici ed irreali punti di fuga degli edifici cari a De Chirico, oltre a una testa di Arianna con relativo filo luminescente ed una scultura riproducente un’astratta esplosione. Elementi aggiuntivi di un quadro artistico tutto volto a sottolineare come il concetto ultimo di Metafisica vada verso la ricerca dell’essenza delle cose oltre la realtà visibile o percepibile dai sensi dell’uomo.
Visibili sia tramite monitor che esposte fisicamente saranno, inoltre, le Dame orientali e la Giovannina di Mario Taddei mentre a completare l’esposizione saranno, tra gli altri, i Genomi di Giovanni Gurioli, Colored Skulls di Mario Consiglio e due opere luminose di Marco Lodola.
Redazione