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I-60: il TAR sospende il ripristino del Fosso

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Il Municipio VIII pronto ad arrivare al Consiglio di Stato

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Tratto da Urlo n.132 febbraio 2016

GROTTA PERFETTA – Prosegue la battaglia, tutta legale, per la tutela del vincolo sul Fosso delle Tre Fontane. Il round che si è combattuto nelle scorse settimane sembra esserselo aggiudicato il Consorzio dei costruttori, con il TAR che sospende gli interventi di ripristino dell’alveo disposti dal Municipio VIII. La vicenda è strettamente legata all’edificazione del complesso immobiliare I-60, tra via di Grotta Perfetta e via Ballarin. Se il Tribunale Amministrativo del Lazio accertasse l’esistenza del Fosso delle tre Fontane, con i vincoli la porzione edificabile si ridurrebbe, portando i costruttori a dover rivedere e ridimensionare il progetto per mantenere adeguati gli standard urbanistici.

Da questa considerazione parte la lunga battaglia legale portata avanti dal Municipio VIII assieme ai cittadini del Coordinamento Stop I-60, che ha visto porre sul tavolo dei Giudici amministrativi un corposo plico di documenti. In questi testi gli enti di competenza sottolineano l’esistenza del Fosso. L’Autorità di Bacino del Tevere (2009), l’Area Difesa Suolo della Regione (2011), assieme alle foto aeree dell’Aeronautica Militare, dalle quali emergerebbe “il tracciato del Fosso delle Tre Fontane” in un arco temporale che va “dal 1950 al 2010”. Poi il MiBACT, prima nel 2014 e ancora nel 2015, per confermare “la rilevanza paesaggistica del corso d’acqua”. Una serie di 16 documenti che non sarebbero stati valutati dal TAR: “Alla base della decisione del Tar c’è la relazione elaborata da un tecnico incaricato dallo stesso Tribunale – racconta il Presidente del Municipio VIII, Andrea Catarci – In essa si nega l’esistenza dello storico Fosso ignorando del tutto i pareri e le prescrizioni di tutti gli Enti pubblici preposti”. Una posizione cui si accosta anche l’Associazione Italia Nostra, vicina al Municipio e ai cittadini in questa battaglia: “Il Fosso è diventato un simbolo di quanto siano considerati prioritari gli interessi dello sviluppo edilizio – e ancora, sulla sua esistenza – Il MiBACT il 14 luglio 2014 ha riconfermato la rilevanza paesaggistica del corso d’acqua. Non basta certo la relazione del verificatore del Tar a cancellare questi documenti, specie se si considera che il suo sopralluogo è stato fatto poco tempo fa, quando il tracciato, prima esistente, del fosso è ormai ricoperto da tonnellate di terreno scaricato abusivamente dal 2014”.

La situazione cui assistiamo, seppur abbia radici lontane, per il capogruppo municipale di Fi, Simone Foglio, non è altro che lo specchio delle vicende politiche vissute dalla città: “La questione è stata tirata talmente tanto per le lunghe da aver perso addirittura senso. Le istituzioni provano a barcamenarsi tra documenti, ricorsi e comunicati stampa. D’altronde – dice il Consigliere forzista – l’assenza di politica voluta dal Pd con la cacciata di Marino altro non porta che stanze chiuse e uffici inaccessibili, dove tutto è deciso dai tecnici, dai tribunali e ultimamente dai notai”.

In ogni caso alla base della decisione del TAR ci sarebbe la discrepanza tra quanto afferma il Municipio VIII, cioè che il Fosso esiste ed è stato interrato, e quanto dice il Dipartimento Capitolino. Quest’ultimo, seguendo la linea data dall’ex Assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo, ha affermato che il Fosso sarebbe stato “tombato” durante i lavori per la costruzione di via Aldo Ballarin nel 1980. “Se questo fosse vero – spiega l’Assessore municipale all’Urbanistica, Massimo Miglio – Ci sarebbero dei documenti che attestano la copertura del Fosso nell’80. Ma non c’è nulla. Ci sono invece i documenti che abbiamo presentato e che dicono il contrario”. In ogni caso il Municipio VIII non ha intenzione di fermarsi dopo questa sospensiva: “Qualcuno sta sbagliando o distorcendo la realtà, o gli Enti pubblici citati o il perito. Nella difesa del territorio siamo tutti convinti ad andare fino in fondo e, dopo due interrogazioni parlamentari, se occorrerà, ci rivolgeremo al Consiglio di Stato”. L’unico vero rischio in questa vicenda è che, seppure si arrivasse a una vittoria del Municipio e dei cittadini, il TAR potrebbe valutare la “sopravvenuta carenza di interesse”, lasciando tutto com’è, non considerando la situazione come reversibile e non disponendo il ripristino dei luoghi. Come si dice: è andata com’è andata.

Leonardo Mancini