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Villa Pamphili: ancora chiuso il Casale dei Cedrati

Dopo la sentenza favorevole alla gestione e il dissequestro, le attività ancora non ripartono

Fotografie di Antonio Idini

Tratto da Urlo n.158 Giugno 2018

VILLA PAMPHILI – Il 27 maggio si è svolta una mobilitazione per chiedere la riapertura del Casale dei Cedrati. Lo storico edificio, che si trova dentro Villa Pamphili, era stato assegnato con un bando (rivolto ad associazioni culturali no-profit e cooperative per attività culturali, aggiudicato nel 2013) a CoopCulture che ha gestito per i pochi mesi l’area insieme a sette donne imprenditrici. Il Casale ha iniziato a operare come centro culturale e annessi caffetteria e bookshop a inizio dicembre 2015. Ma quasi subito vennero contestati alla gestione una serie di reati che portarono al termine dell’esperienza, a febbraio 2016. Nel maggio del 2017 una sentenza del Tar ha restituito la concessione ai responsabili e a ottobre 2017 il Casale è stato dissequestrato.

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DAL SEQUESTRO AD OGGI – Abbiamo ricostruito meglio la questione con una delle sette donne imprenditrici che ci ha spiegato che quella che venne contestata fu “la presunta assenza di attività culturali all’interno della struttura, non corrispondente alla realtà, e alcuni abusi edilizi. Nello specifico una rampa per disabili costruita in cemento, dall’ingresso di via Aurelia fino ai locali, che siamo stati costretti a realizzare per adeguarci alle richieste dei Vigili, e una porta montata al piano superiore, che abbiamo installato per creare una stanza dove riporre sotto chiave vario materiale”. Ma come mai, nonostante la sentenza favorevole e il conseguente dissequestro del Casale, i concessionari ancora non hanno potuto riprendere le attività? I sigilli sono stati tolti, continua a spiegarci l’imprenditrice, “e contestualmente è stato disposto il ripristino degli abusi contestati, che deve avvenire in accordo con la Sovrintendenza capitolina, il nostro committente (competente sul Casale, ndr). Quest’ultima però, nonostante le numerose richieste di contatto, non ci ha mai risposto: abbiamo scritto, spedito PEC ufficiali, inviato anche una diffida da parte dell’avvocato. In tutte queste comunicazioni si chiedeva di predisporre un tavolo per accordarsi sulle azioni da mettere in campo per poter rientrare. La Sovrintendenza si sottrae al confronto e non ha nemmeno fatto partire una conferenza di servizi con tutti gli enti interessati per discutere sul da farsi”. Ripristinare le strutture è impossibile senza le indicazioni della Sovrintendenza, ci spiega, “perché i lavori effettuati in assenza di permesso, risulterebbero abusivi. Chiediamo che ci ricevano e che ci dicano cosa dobbiamo fare”. Intanto in questi anni di inattività il Casale è andato incontro al degrado ed è stato vandalizzato: “I ladri hanno rubato molto dell’arredamento e causato danni ingenti”, spiega concludendo l’imprenditrice che ha annunciato altre iniziative, simili alla mobilitazione di fine maggio, per portare nuovamente all’attenzione dell’opinione pubblica il tema.

ATTENZIONE VERSO LA VICENDA – Abbiamo parlato della questione con Fabiana Tomassi, Assessore alla Cultura del Municipio XII, che ha assicurato che il parlamentino si sta attivando presso le sedi competenti per dare una spinta alla risoluzione della questione: “Ho ricevuto i gestori insieme al Presidente della Commissione Cultura. Ci hanno parlato della loro esigenza di rientrare prima possibile, anche perché sono stati fatti degli investimenti (circa 300mila euro, ndr). Dell’argomento ho parlato anche con il Vicesindaco Luca Bergamo, portando alla sua attenzione il discorso relativo a Casale dei Cedrati, un tema che peraltro ben conosce. Ho chiesto di poter parlare con un referente dell’Assessorato alla Cultura capitolino e sono in attesa di ricevere un contatto”. Nonostante la competenza non sia del Municipio, ha concluso l’Assessore “si tratta di un servizio che la cittadinanza richiede. Siamo molto attenti alla questione e ci stiamo attivando per dare una risposta”.

DANNO AL PATRIMONIO CULTURALE – È intervenuta sull’argomento Cristina Maltese, ex Minisindaca del Municipio XII, attualmente Capogruppo Pd in Consiglio municipale e responsabile della segreteria romana del Partito Democratico per le politiche culturali: “Sono contenta che la vicenda si sia conclusa con una sentenza favorevole all’esperienza che era nata dentro al Casale e che l’aspetto relativo alla legalità sia stato chiarito, una cosa molto importante soprattutto quando si parla di luoghi pubblici. Bisogna fare in modo di consentire al progetto di ripartire, è giusto quindi che l’amministrazione proceda”. Nonostante questo, seguita, “credo che l’amministrazione Raggi stia seguendo una strategia ben precisa, ovvero smontare tutte le realtà culturali, aggregative e sociali presenti nei luoghi pubblici. Ritengo che questa volontà sia legata a un pregiudizio politico poiché queste realtà sono nate il più delle volte con Giunte di centrosinistra, anche se il bando per l’assegnazione del Casale dei Cedrati poi a ben vedere venne fatto sotto Alemanno”. Quello che sta succedendo, con il ritardo nel ripristino delle attività, “è un danno inestimabile alla vita culturale e sociale. Come Partito Democratico siamo impegnati in tutte le battaglie che si occupano della difesa di spazi come questo, che contribuiscono a rendere viva una città”. La Capogruppo è poi tornata a parlare di Villa Pamphili: “È in uno stato di abbandono spaventoso, rispetto al passato, quando sicuramente non era tutto perfetto, ma la Villa non è mai stata in queste condizioni. I monumenti sono transennati, gli spazi verdi trascurati e luoghi importanti come le serre e i casali, lasciati a se stessi. Negli ultimi anni non si è fatto niente e questo è frutto della miopia di questa cultura del proibizionismo”.

NECESSARIO INTERVENTO – “È necessario che le Giunte, comunale e municipale, si occupino della faccenda del Casale dei Cedrati – commentano Marco Giudici e Giovanni Picone, Consiglieri municipali per Fratelli d’Italia – e garantiscano che quella struttura sia messa a disposizione del pubblico. Osserviamo che sussiste ancora un sistema di cooperative vicine al centrosinsitra assegnatarie di strutture pubbliche. Chiediamo quindi che sia effettuata una verifica e che eventualmente si rinnovi la concessione, mettendola a bando e recuperando ai problemi creati dalla passata amministrazione”.

Anna Paola Tortora