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Anche l’incendio di Malagrotta entra nel dibattito sui rifiuti

Il Natale dei rifiuti è passato tra il rogo del 24 dicembre, le prospettive e le critiche sul termovalorizzatore

Tratto da Urlo n.219 gennaio 2024

MALAGROTTA – Nel pomeriggio del 24 dicembre scorso sono tornate le fiamme all’interno della discarica di Malagrotta. A bruciare questa volta è stato il Tmb1, l’impianto di trattamento meccanico biologico che era stato risparmiato dal rogo del giugno 2022, quando andò distrutta la seconda linea di trattamento. In quel momento però il dibattito sui rifiuti non si concentrava sull’inceneritore di Santa Palomba e non ci trovavamo nemmeno nel bel mezzo delle festività natalizie.

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L’IMPIANTO IN FIAMME

Si tratta in ogni caso del “secondo impianto in ordine di importanza per il trattamento dei rifiuti di Roma, presso il quale Ama conferisce ogni giorno circa 650 tonnellate di rifiuti, per un totale di 200mila t/anno”, ha spiegato l’assessora capitolina ai Rifiuti, Sabrina Alfonsi, che si è recata sul posto. “In queste ore concitate – ha spiegato il Sindaco Gualtieri – tutte le istituzioni sono allineate e concordi nel lavorare insieme per evitare a Roma un’ennesima emergenza rifiuti”. Le operazioni di spegnimento hanno occupato l’intera nottata del 24 dicembre, con l’avvicendamento di circa un centinaio di unità dei Vigili del Fuoco, provenienti anche da altre regioni, e l’apporto di numerosi “mezzi movimento terra” e “veicoli aeroportuali”, nonché supporto della Protezione Civile comunale e regionale. “Già nel corso delle iniziali attività di spegnimento – ha commentato il Prefetto di Roma, Lamberto Giannini – ho assunto diretti contatti con il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, il Sindaco Gualtieri e il Questore di Roma, al fine di accertare lo stato della situazione e vagliare ogni misura”.

LA RACCOLTA E IL TRATTAMENTO

In un momento complesso per la raccolta dei rifiuti come le festività natalizie, questo incendio è stato un ulteriore problema da affrontare per l’AMA e Roma Capitale. Dal Campidoglio infatti hanno fatto sapere che “Ama e Roma Capitale sono state al lavoro senza sosta, in collaborazione con le altre istituzioni, per risolvere la difficile situazione degli sbocchi ai rifiuti della Capitale causata dal gravissimo episodio. Grazie anche alla politica di questi mesi di allargamento dei fornitori, il lavoro ininterrotto di questi giorni sta producendo positivi risultati – seguitano in una nota – Nonostante le notevoli quantità da ricollocare trattate dal Tmb di Malagrotta, Ama sta finalizzando un’estensione degli accordi già in essere che consentirà di evitare ogni emergenza sugli sbocchi e di organizzare in modo stabile una redistribuzione ottimale delle quantità trattate fino alla realizzazione del termovalorizzatore”. “Certamente è un evento non privo di conseguenze sul regolare svolgimento dell’attività di gestione dei rifiuti, in un periodo in cui la produzione aumenta. Con l’Ama abbiamo individuato sbocchi alternativi per mettere in sicurezza il conferimento dei rifiuti nei prossimi giorni”, ha rassicurato l’assessora Alfonsi. La soluzione in questo caso è arrivata grazie agli accordi per l’invio fuori regione oltre al potenziamento del servizio nel tritovagliatore di AMA in via Romagnoli, a Ostia, e a Ponte Malnome, il centro di stoccaggio (già sito di trasferenza) nella Valle Galeria. In questi due siti sono stati ridistribuiti (dopo gli accordi con i sindacati) circa 50 operatori della E. Giovi (del Tmb di Malagrotta) che affiancheranno il personale AMA nelle operazioni.

LE INDAGINI

Al momento non viene esclusa alcuna pista nelle indagini sul rogo del TMB di Malagrotta. Vengono inoltre vagliate le immagini delle telecamere di videosorveglianza dell’impianto. “Mi sono confrontato col procuratore di Roma Lo Voi che mi ha assicurato il massimo impegno per fare luce su questo ennesimo episodio inquietante: se ci trovassimo in presenza di un atto doloso sarebbe un fatto di una gravità inaudita. Anche per questo ho chiesto al Prefetto di potenziare il controllo degli stabilimenti di Ponte Malnome, di Rocca Cencia e di via dei Romagnoli, i tre impianti dove sono attualmente attive trasferenze o trattamento rifiuti”, ha aggiunto Gualtieri.

L’OPZIONE TERMOVALORIZZATORE

Il rogo di Malagrotta è stato motivo di dibattito anche nell’ottica del progetto di realizzare un termovalorizzatore in zona Santa Palomba, nel Municipio IX. In attesa che il Consiglio di Stato si esprima sul ricorso presentato da cittadini, comitati e associazioni, il timore nel fronte dei contrari è che questo evento possa dare maggiore forza a chi crede nell’iniziativa. Da più parti l’opposizione capitolina ha sottolineato che “l’incendio non sia una scusa per giustificare l’inceneritore”, affermano dal M5S, Daniele Diaco in Campidoglio e Lorenzo Di Russo in Municipio XII. Che poi proseguono: “L’amministrazione deve invece virare su impianti sostenibili, che puntano al riciclo, e mettere in campo iniziative antispreco, che favoriscano il riutilizzo dei materiali”. Solo pochi giorni prima dell’incendio erano stati i dati forniti dall’Ispra sui Rifiuti Urbani per il 2022, in cui il Lazio si posiziona come terzultimo, a canalizzare l’attenzione: “Leggendo questi dati la prima cosa che ci viene in mente è: ma l’inceneritore è davvero l’unica strada obbligata per trattare i rifiuti a Roma? – commentano i consiglieri capitolini del Coordinamento Verdi-Sinistra Nando Bonessio, Alessandro Luparelli e Michela Cicculli – Roma non può arrendersi a una tecnologia obsoleta e dannosa, con un inceneritore a cui il Comune dovrà assicurare per più di 33 anni 600mila tonnellate annue di rifiuti da bruciare con un conseguente danno per tutto il territorio. Arrivando all’impegno assurdo – concludono – che, se contestualmente dovesse crescere la differenziata o si dovesse ridurre la produzione di rifiuti, dovrà essere la stessa Amministrazione a procurarsi i rifiuti necessari”.

Leonardo Mancini