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Termovalorizzatore: dai Verdi la replica ai costi riferiti da ACEA

Si dibatte sui numeri dell’impianto, tra costi iniziali e quelli dei 33 anni di gestione

ROMA – Durante la conferenza stampa indetta da ACEA per la presentazione del piano industriale, l’amministratore delegato, Fabrizio Palermo, ha avuto modo di parlare anche dell’impianto di termovalorizzazione che si vorrebbe realizzare in zona Santa Palomba, all’estrema periferia del Municipio IX.

IL TERMOVALORIZZATORE

Sull’impegno economico per la realizzazione dell’impianto che dovrebbe essere realizzato da ACEA quale unica partecipante alla gara pubblicata dal Comune di Roma, l’AD ha sottolineato che si parla di una cifra significativamente inferiore ai 7,5 miliardi di euro. “Mi sembra una cifra molto sovrastimata – ha commentato Palermo – stiamo parlando di cifre drasticamente diverse. L’ordine di grandezza è significativamente inferiore. È in corso una gara e non posso dare indicazioni, ma sono girate stime più aderenti alla realtà”. Prosegue poi: “L’investimento complessivo a bando è di un miliardo per il termovalorizzatore e gli impianti accessori. Noi stiamo studiando vari impegni anche in caso di aggiudicazione”.

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LA REPLICA

In queste ore è il consigliere dell’Alleanza capitolina Verdi-Sinistra Ferdinando Bonessio, da sempre critico nei confronti della realizzazione di questo impianto, a commentare le affermazioni dell’AD di ACEA. In particolare Bonessio ricostruisce come si arrivi alla cifra di 7,5 milioni di euro: “L’investimento iniziale per la realizzazione dell’impianto e le infrastrutture necessarie, si aggira intorno al miliardo di euro, ma è altrettanto vero che il piano economico finanziario predisposto da ACEA e associati, e non pubblicato, prevede la gestione dell’impianto per 33 anni e 5 mesi, con una tariffa di 185 € a tonnellata più la vendita dell’elettricità, che sviluppa un volume economico complessivo pari a 7,5 miliardi circa. Ecco che si torna proprio a quella cifra, circolata in questi giorni e smentita da Palermo che ha voluto riferirsi solo al costo dell’impianto, e che servirà a ben remunerare l’investimento iniziale”.

I COSTI FUTURI DELL’IMPIANTO

Per Bonessio l’impianto nasconde dei costi che potrebbero palesarsi in futuro, soprattutto in relazione alla volontà dell’amministrazione capitolina di aumentare il livello di raccolta differenziata, quindi di materiale da non destinare alla termovalorizzazione: “E se Roma producesse meno rifiuti indifferenziati da incenerire rispetto a quelli pattuiti cosa accadrebbe? – si chiede il consigliere dei Verdi – Il contratto di concessione prevede numerose clausole che consentono di rivedere il Piano Economico Finanziario, naturalmente a vantaggio del concessionario. In ogni caso AMA dovrà importare, eventualmente da altri territori, la quantità mancante di rifiuti per garantire le 600mila tonnellate concordate, dicendo definitivamente addio alla sostenibilità e alla transizione ecologica. In caso poi di mancati introiti dalla vendita di energia a seguito del conferimento di rifiuti a basso potere calorico, o maggiori costi non valutati anche per carichi fiscali sulla produzione di CO2, sarà solo l’aumento della TARI a garantire la redditività dell’opera con buona pace di chi pensa che l’inceneritore rappresenta un vero affare per i romani”.

LeMa