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Termovalorizzatore: la protesta dei contrari all’Università Tor Vergata

Gli attivisti del “Comitato no inceneritore a Santa Palomba” espongono uno striscione contro l’opera davanti al DG di AMA

ROMA – Prosegue la protesta del fronte contrario al progetto per la realizzazione di un Termovalorizzatore a Santa Palomba all’estrema periferia del Municipio IX. Questa volta il luogo scelto dai cittadini del “Comitato no inceneritore a Santa Palomba” è stato un convegno ospitato ieri dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università Tor Vergata. All’appuntamento nella sala convegni della Facoltà era presente anche il Direttore Generale di Ama, Alessandro Filippi.

LA PROTESTA

Gli attivisti hanno temporaneamente occupato la scena srotolando davanti ai relatori uno striscione con su scritto “Inceneritore crimine ambientale”.  “Abbiamo voluto aprire gli occhi alla platea di studenti e ingegneri in sala circa cosa significa oggi un inceneritore – spiegano in una nota gli organizzatori dell’iniziativa di protesta – È un crimine ambientale perché viola il principio il principio europeo DNSH (Do No Significant Harm) causando danni ambientali significativi a lungo termine”.

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I NUMERI

Nella loro nota gli attivisti del “Comitato no inceneritore a Santa Palomba” hanno voluto ripercorre quelli che sono i dati messi in evidenza in questi mesi dal fronte contrario all’opera. Dal Comitato infatti spiegano che il termovalorizzatore “distrugge risorse, altrimenti recuperabili, le cosiddette materie prime seconde. Nel caso di Roma, l’80% delle 600mila tonnellate di rifiuto indifferenziato (tal quale) destinate all’incenerimento, è recuperabile. Inoltre, emette, come noto enormi quantità di CO2, tra gas i maggiormente climalteranti. Nel caso di Roma si stimano emissioni pari a 400mila tonnellate anno con alcune stime che arrivano fino a 700mila tonnellate. Si aggiunga che produce – continuano dal Comitato – rifiuti pericolosi in quantità non trascurabili (8-10%), destinati a essere smaltiti in apposite discariche. A proposito dello sbandierato recupero energetico si pensi – seguitano – che solo un quarto dell’energia contenuta nei rifiuti viene recuperata, i restanti ¾ sono dissipati nell’ambiente. Ancora peggio la performance del teleriscaldamento con un recupero di energia termica stimato del 4%. Come vogliamo definire tutto questo se non un crimine ambientale?”.

Redazione