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Troppi morti sulle nostre strade

Tratto da Urlo n.215 settembre 2023

Sono 266 i pedoni deceduti sulle strade Italiane dal 1 gennaio al 3 settembre 2023. Numeri che mettono i brividi e che sono stati resi noti dall’ASAPS, Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, in collaborazione con Sapidata, all’interno del report in tempo reale dell’Osservatorio Pedoni. Un dato questo, ci tengono a sottolinearlo gli esperti, che è soltanto parziale, dato che non riesce a tenere conto dei gravi feriti che alle volte perdono la vita negli ospedali anche a distanza di mesi dall’incidente.

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Nella nostra regione si parla di una vera e propria strage con un totale di 45 decessi. Circa un sesto del totale italiano, un quadro non lontano da quello che viene proposto quotidianamente dalle pagine della cronaca locale. Anche perché nella sola Capitale i morti tra i pedoni dall’inizio dell’anno sono 23, ai quali aggiungiamo i due turisti deceduti sulla Colombo (una delle strade più pericolose) il 7 settembre. C’è da dire inoltre che la maggior parte di questi decessi non si sono verificati per attraversamenti avventati o per non curanza delle regole da parte dei pedoni. Bensì sono avvenuti sulle strisce pedonali dei centri urbani (nonostante la mancata precedenza verso le persone appiedate comporterebbe la perdita di ben 8 punti dalla patente), o persino sui marciapiedi, lontano quindi dalla carreggiata.

Ma se questi dati ci preoccupano (come se non bastassero le continue notizie di incidenti e investimenti), quelli inerenti la morte dei ciclisti sono (in proporzione) persino peggiori. In Italia infatti sono 134 i morti, un dato in miglioramento rispetto ai due anni passati nonostante un luglio particolarmente pesante. Nel Lazio i decessi non sono mancati e si attestano a 9 casi. Tantissimi se mettiamo in correlazione il numero di ciclisti rispetto a quello (infinitamente più alto) di pedoni.

Al netto dell’importanza di sensibilizzare gli automobilisti a prestare la massima attenzione, a non mettersi alla guida in stato di alterazione psicofisica e a lasciare nella tasca lo smartphone, forse sarebbe il momento di incidere fortemente sulla città e sulle caratteristiche della strada che possono quantomeno concorrere a questi incidenti. Dalle dimensioni delle carreggiate, fino al tempo di attesa dei semafori (favorendo l’attraversamento), passando per gli attraversamenti sicuri e la limitazione generalizzata della velocità, perlomeno nei centri urbani. Tutte misure che, affiancate all’attenzione dell’uomo, potrebbero (speriamo) far scendere sensibilmente il triste conto dei morti sulle nostre strade.

Leonardo Mancini