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I-60: Municipio e cittadini si schierano per la protezione dei vincoli

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Un Regio Decreto del 1910 potrebbe mettere in discussione il sequestro del Fosso delle Tre Fontane

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1 A 1 PALA AL CENTRO – È questo il bilancio che il Presidente del Municipio VIII, Andrea Catarci, ha fatto dell’incontro dell’8 aprile con l’Assessore all’Ambiente della Regione Lazio Michele Civita, in relazione alla Delibera di Giunta che potrebbe annullare il vincolo sul, già sequestrato, Fosso delle Tre Fontane. Per fare questo si sarebbe portato alla luce un Regio Decreto del 1910 che limita i vincoli di ben 30 fossi. 1 a 1 palla al centro quindi, perchè la discussione sulla delibera sarebbe rimandata a martedì 15 aprile, dando modo al Municipio VIII di presentare al Presidente Zingaretti tutte le rimostranze in merito alla vicenda: “Purtroppo ci le intenzioni sono le peggiori possibili – spiega il Presidente Catarci – un grande passo falso della Regione”. Pare infatti che dei 30 fossi presenti nel decreto del 1910, attualmente esista solo quello delle Tre Fontane: “Altro che operazione inopportuna – sottolinea Catarci – sembra fatta ad hoc per aiutare una Convenzione Urbanistica che si chiama I-60, che ha tra i firmatari il Comune di Roma e la Regione Lazio”. 

 

ULTERIORI ACCERTAMENTI – Il vero sforzo, a detta del Presidente, potrebbe essere proteso in altri accertamenti: “Ho chiesto se non si trovi più opportuno verificare gli atti non confacenti alle reali condizioni del Fosso pervenuti da Regione e dal Comune in questi anni, invece di ripescare un Decreto del 1910”, purtroppo a questa domanda non sembra esserci stata risposta. Sulla necessità di effettuare i controlli del caso, è intervenuta anche Mirella Belvisi, portavoce di Italia Nostra, minacciando un esposto per chiarire perchè i documenti che provengono dagli uffici di Comune e Regione si basino sulle indicazioni fornite dai promotori dei programmi urbanistici: “Cosa ci stanno a fare gli uffici di vigilanza e controllo? – si chiede la Dott.ssa Belvisi – Lo credo che Roma va sott’acqua ad ogni temporale se questa è la cura che riserviamo ai fossi”.

AL PRESIDIO – sotto la sede della Regione Lazio anche i cittadini del Coordinamento Stop I-60 che, oltre a ricordare l’imminente discussione della loro istanza al Tar del Lazio, hanno parlato di evidenti sintomi di schizofrenia: “Quando gli amministratori Regionali stanno utilizzando dei fondi provenienti dallo stretto di Messina per combattere il dissesto idrogeologico dei comuni del Lazio, ma intanto a Roma ricoprono i Fossi. Si è dimostrato – seguita la portavoce del Coordinamento, Giuseppina Granito – che si vuole tracciare un solco tra le istituzioni e i cittadini. Ma questi ultimi ci sono e li controllano a vista”.

LA QUESTIONE DEL VINCOLO – Eliminare il vincolo sul Fosso, oltre a limitare la tutela dell’area, avrebbe ripercussioni sul progetto dell’I-60. Infatti da una fascia di rispetto di 150m, qualora venisse stracciato e si identificasse solo il vincolo idraulico, ci sarebbe una fascia di soli 10m. Un intervento che non potrebbe alla riprogettazione e alla riduzione di cubatura, lasciando il tutto pressoché inalterato. Intanto il lavoro della magistratura sul sequestro prosegue e darà certamente dei risultati che forse, come afferma il Capogruppo del M5S al Municipio VIII, Carlo Cafarotti, varrebbe la pena attendere: “La Giunta Regionale dovrebbe astenersi da ogni votazione, cercado di capire dove si è sbagliato sulla Convenzione. Il Consigliere Regionale del M5S, David Porrello, ha infatti subito scritto alla Giunta, spiegando che questa delibera assume un inopportuno status di sanatoria”. Una brutta storia, che ha tanto il sapore di vecchia politica, di quei meccanismi, molto ben rodati, che in campagna elettorale si era affermato di voler dimenticare. È proprio questo il tema scelto dal Consigliere Comunale di Sel, Gianluca Peciola, per raccomandare cautela all’Assessore Civita: “Chiediamo di fare un passo indietro, su un atto che potrebbe essere frutto della rappresentanza di settori economici della città, e che può diventare dannoso per l’ambiente e per una classe politica che deve dimostrare discontinuità rispetto al passato”.

Leonardo Mancini