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L’adozione: dal destino delle gens romane alla nuova genitorialità

Con l’arrivo e l’affermarsi del Cristianesimo, molte abitudini di vita cambiarono e anche il modo di considerare “l’altro”; con il passare dei secoli le parole del vangelo scalfirono le abitudini e le convenzioni del popolo, quando in maniera cristallina e sincera e quando in maniera più costruita e solo per mere questioni politiche. Sempre di più si cercò di dar valore e quelle parole “davanti a Dio siamo tutti uguali”, quindi di rendere quanto più omogenei i diritti e doveri dei cittadini del mondo cristiano, sia nella morte che nella vita.

Soprattutto la visione degli adulti nei confronti dei bambini e rispetto all’idea di avere figli maturò sempre di più fino ad arrivare alle pratiche moderne rispetto alle teorie relative all’educazione infantile e alle pratiche dell’adozione per tutte quelle famiglie che non riescono a coronare il sogno di dare alla luce dei figli.

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Le tecniche e le pratiche educative nei secoli sono sempre cambiate e si sono adattate ai tempi storici che intercorrevano, in meglio o in peggio. Anche le pratiche di adozione e le motivazioni si sono evolute fino ad arrivare all’attuale adozione legale. In ogni epoca storica le famiglie, e soprattutto le donne, hanno sempre dovuto fare i conti con il desiderio e la possibilità (che non sempre vanno a braccetto) di dare alla luce e crescere uno o più figli. Ogni famiglia deve soddisfare delle rigide selezioni che determinano se si hanno i requisiti per l´adozione, infatti ci si potrebbe dover accontentare di una semplice adozione a distanza o un affido temporaneo. Oggigiorno diventare genitori in maniera naturale, o ricorrendo all’adozione, non sono desideri che si perseguitano per un tornaconto politico o sociale, ma per una profonda e umana necessità di dare amore a un altro essere umano ampliando il progetto di vita familiare.

Per quanto riguarda i valori delle famiglie dell´antica Roma, questi spingevano quelle coppie che non potevano avere figli a ricorrere all´adozione soprattutto per assicurarsi una discendenza, che non si basava sulla linea di sangue, ma sulla necessità di tramandare il cognome della propria gens (famiglie con un antenato importante).

Come accade negli ultimi secoli, le famiglie ricche non potevano permettersi troppi figli per assicurare alle figlie una buona dote matrimoniale e per i maschi la disponibilità economica per affrontare una scalata politica interessante. Eppure pochi figli poteva significare nessun erede, se questi fossero morti prematuramente. Ecco che le famiglie romane ricorrevano all´adozione, anche per concludere alleanze politiche. Questa pratica divenne davvero utile soprattutto in età imperiale, quando gli imperatori erano soliti scegliere il proprio erede politico adottandolo, con situazioni che videro sempre patrigni o zii adottare i propri nipoti o figliastri, o addirittura i generi rimasti senza famiglia. Basti pensare alla situazione creata da Caio Giulio Cesare nei confronti di Ottaviano, diventato poi princeps (monarca) Augusto; anche Tiberio, Caligola e Nerone (tutti vissuti nel I secolo d.C.) divennero imperatori non per motivi di sangue ma con l’adozione da parte dei loro zii o patrigni.

Come è intuibile, se un patrizio adottava un plebeo quest´ultimo assumeva di diritto lo status sociale del pater familias che lo adottava. Accadeva anche il contrario: che un patrizio venisse adottato da un plebeo, se la famiglia d´origine non riusciva più a sostenere il suo mantenimento, e quindi si parla di transitio ad plebem. Nell´antichità si usavano i patronimici, cioè un nome o cognome derivato dall´aggiunta di un suffisso al nome o al cognome del padre: infatti quando un individuo veniva adottato si usavano per lui due cognomi, uno dei due derivato dal nome (o cognome) del padre naturale in aggiunta al suffisso -anus (Ottavi-ano).

Il diritto romano pone le basi anche per quello d´epoca medioevale in merito alle adozioni: un grande ruolo svolse la chiesa cattolica che snellii, facilitò e sensibilizzò il tema e la pratica dell´adozione in un´epoca in cui la mortalità era molto alta e le famiglie necessitavano di eredi anche per questioni di forza lavoro.

Ed arriviamo finalmente ai giorni nostri, quando siamo ormai pronti a sperimentare, senza pregiudizi etici o civili, nuove forme di genitorialità e di relazioni (“affetti stabili” a parte) e tutto in un´epoca ormai ricca di rispetto e sentimento verso il mondo dei bambini e della loro stabilità familiare, emotiva e sociale.

Veronica Loscrì