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Il codice dell’anima

Se a qualcuno capitasse ancora di dubitare del fatto che la psicologia riconosciuta sia una disciplina inquadrata per tradizione dentro schemi fissi, che non abbia nulla a che fare con la vocazione e il destino di ognuno di noi in un regime di libertà, dovrà ricredersi leggendo Il codice dell’anima di James Hillman, diventato presto un classico della riflessione e dell’analisi introspettiva sul tema del carattere e dell’immagine innata che ci portiamo dentro. Hillman percorre la storia all’indietro, compiendo una rivoluzione dello sguardo, fino ad approdare al mito platonico di Er: non sono gli stimoli esterni a determinare l’indole di una persona, ma ciascuna anima umana ha già scelto un angelo custode per farle da guida negli affari mondani (i greci avevano dato il nome di daimon, per i latini era genius). Numerosi i ritratti che si avvicenderanno in questo lavoro, custodito da tempo nel catalogo della casa editrice Adelphi: Judy Garland, Woody Allen, Quentin Tarantino, Hannah Arendt, Manuel Manolete, Henry Kissinger, Richard Nixon, Truman Capote, Gandhi… Ciascun essere umano è dunque portatore di una sua specificità, nulla di nuovo in questo senso, se non fosse che Hillman si riferisce convintamente a un vero e proprio principium individuationis che spinge per accadere. E ri-conoscere al fine se stesso.

Il codice dell’anima

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James Hillman

Adelphi 2009

Pagine 409

Euro 13

Ilaria Campodonico