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PSICOLOGI

Si fanno chiamare gli PSICOLOGI e sono il duo più promettente del panorama italiano, emerso dall’asse artistico Roma/Napoli e composto da Drast e Lik Kaneki. Arrivati con prepotenza sulla scena italiana nel 2019 con gli EP “2001” e “1002”, distribuiti da Bomba Dischi, in molti hanno speso paragoni importanti con Carl Brave e Franco 126. Di sicuro gli Psicologi, rispetto al duo trasteverino di Polaroid, hanno un che di irriverente in più, in cui la città di Roma non è il miglior posto del mondo, fatto di Peroni al Callisto, bensì un non luogo, una trappola da cui fuggire. In parecchi scommettono che questa band strapperà il titolo di “Next Big Thing” italiana. Rabbia giovane, lotta di classe, disagio sociale, romanticismo quanto basta e le tasche piene di grammi. Trap, Hip Hop, Indie e cantautorato italiano sono i generi. Di fatto, dentro le loro canzoni c’è tutta la precarietà di questi tempi moderni: la scomparsa del posto fisso, gli scandali della classe politica, il tradimento degli innovatori e questa società basata sulla disuguaglianza e sulla frammentazione. “2001 sono insicuro, volevo un futuro ma me l’hanno tolto e se vuoi fermarci devi spararci addosso” risuona il ritornello della traccia che dà il nome al loro primo album. E chissà, se anche loro, come quelli con gli anni miei, hanno considerato quell’anno, il 2001, come il centro nevralgico della dissoluzione di certe esperienze. Un mondo, in cui la città di Roma si realizzava con la grande festa per lo scudetto, per poi distruggersi con i “fatti di Luglio”, quelli del G8 di Genova. In questi giorni è uscito il loro ultimo lavoro Millennium Bug ed è schizzato in vetta alle classifiche, mentre su Rockit è la band più seguita, davanti a Zen Circus e Brunori S.A.S.

Gli Psicologi sono una goccia d’acqua fresca in un deserto esageratamente avaro di contenuti e troppo ricco di canzonette nazional popolari, facili da sfruttare per qualche filmetto mainstream per la tv generalista o quella streaming. Finalmente.

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Riccardo Davoli