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Stanley Kubrick + cubo di Rubik = Stanley Rubik

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Avete presente il cubo di Rubik, tornato alla ribalta qualche anno fa grazie al film “La ricerca della felicità”? In quel film c’era una scena in cui Will Smith, per guadagnarsi il rispetto di alcuni uomini d’affari di Wall Street, risolve il celebre puzzle a cubo in pochissimi secondi.

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L’oggetto in questione fu inventato dal professore di architettura e scultore ungherese Ernő Rubik nel 1974 e, ad oggi, è considerato il giocattolo più venduto della storia, con circa 300 milioni di pezzi venduti, considerando anche le imitazioni.

Nel 2011 tre ragazzi romani, incontrandosi sul posto di lavoro e scoprendo di condividere la passione per la musica elettronica e uno spiccato gusto nello sperimentare, decidono di creare questo progetto musicale con il nome risultato dell’unione di Stanley Kubrick e Ernő Rubik. Oggi, a distanza di due anni, hanno pubblicato il loro primo EP: “Stanley Kubrick”. Composto da tre brani, “Abuso”, “Pornografia” e “Vademecum”, il disco è un buon prodotto di elettro-rock che parte dalla scuola inglese per giungere fino ai nostrani Subsonica. Sono loro stessi a spiegare abilmente il genere musicale che propongono: “L’elettronica è il fondamentale elemento dei brani, permette loro di viaggiare con naturalezza dal più sperimentale post rock, ad accattivanti riff electro-pop, deviando nuovamente nei più graffianti ed acidi suoni industriali”. E ancora: “La prerogativa degli Stanley Rubik è appunto la versatilità e la leggerezza dei ruoli e dei suoni che portano con sé, il tutto racchiuso all’interno di un meccanismo ben più complesso, che nasconde nei testi e nelle tematiche, argomenti che riguardano tutti da molto vicino”.

In effetti l’idea di richiamare il cubo di Rubik è accattivante, quasi a voler rendere in musica l’effetto visivo che provoca il giocattolo cubico. L’idea, comunque, è che i quattro abbiano tutte le carte in regola per inserirsi perfettamente nel contesto dell’indie romano e nazionale, con testi e argomentazioni tipiche dei giovani (trentenni). Ad esempio il pezzo “Pornografia” ricorda il brano del Management del dolore post operatorio intitolato “Sei tutto il porno di cui ho bisogno”. Quindi piaceranno a molti, e poi, come al solito, dovranno trovare un modo per essere ancora più originali. Il fatto è che di per sé la musica è buona, ma l’italiano è veramente una lingua complicata, poco musicale. Loro fanno il possibile e i pezzi sono orecchiabili e originali al punto giusto. Sicuramente da ascoltare perché sanno il fatto loro. Se volete saperne di più visitate il loro sito ufficiale o aggiungeteli su facebook!

Marco Casciani