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EUR, Casa di Leda: polemiche su partecipazione e sicurezza

madre detenuta con figlio repertorio

Bufera su due immobili che ospiteranno madri detenute con figli e minori sottoposti a provvedimenti della magistratura

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LA CASA DI LEDA – I cittadini dell’EUR e parte della politica municipale in questi giorni ha gridato allo scandalo per l’individuazione di due immobili, in via Kenya e in via Algeria, da destinare ad uso sociale. Le due case provengono dalla lotta alla criminalità organizzata e per questo, come spiega la normativa, possono essere prese in carico dagli Enti Locali ed essere utilizzate per scopi sociali. I due immobili potrebbero essere utilizzati “per la realizzazione di una struttura per madri detenute con figli – e ancora, per una struttura – con destinazione di uso per una comunità di accoglienza in favore di minori, sottoposti a provvedimenti della magistratura sia nell’ambito civile che penale”, si legge nella Determinazione Dirigenziale del Comune di Roma, datata 4 febbraio 2016. 

IL PROTOCOLLO – L’iniziativa parte da un Protocollo di Intesa stipulato dal Comune di Roma con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e con Fondazione Poste Insieme Onlus. “La Fondazione – si legge in una nota del 27 ottobre 2015 – concorre alla copertura delle spese di gestione della struttura con un finanziamento di 150.000 euro per il 2015 con la previsione di ulteriori stanziamenti. La Casa famiglia protetta – seguitano – è stata intitolata a Leda Colombini”. Nei mesi scorsi, già dopo l’acquisizione dei due immobili, le parti esterne sono state già ripulite da detenuti, sono stati già effettuati i sopralluoghi per le varie utenze, e indette riunioni tra i tre partner del Protocollo e il Municipio IX, interessato per competenza territoriale. Inoltre, come da protocollo “l’assegnazione del comodato d’uso dei locali è vincolata all’impegno di assumere la gestione delle attività di sostegno – e ancora – l’iniziativa non prevede onere per l’Amministrazione Capitolina, con esclusione dell’assegnazione dei locali e dei costi riferiti alle utenze”.

LE PROTESTE – Su questo progetto si sarebbero scagliate le proteste dei cittadini dell’EUR, che nei giorni scorsi hanno anche organizzato la firma di un esposto contro l’utilizzo degli immobili nel progetto ‘Casa Leda’. Così come un’interrogazione del Consigliere municipale d’opposizione, Gino Alleori, che interroga il Presidente Santoro “affinché si faccia carico urgentemente di questo problema che suscita preoccupazione e timore in termini di sicurezza nei cittadini dell’EUR e delle zone limitrofe”. Una posizione analoga l’ha assunta l’ex Presidente del Municipio IX (allora XII) e vice coordinatore romano di FI, Pasquale Calzetta: “È assurdo che nel centro dell’Eur in via Kenya e in via Algeria, il Comune e il Municipio IX vogliano attivare 2 programmi per accoglienza di extra comunitari minori e di mamme detenute – scrive Calzetta su Facebook – Senza nulla togliere alla bontà dei progetti penso che il luogo scelto sia assolutamente sbagliato. Ma ancora più grave aver attivato le procedure senza condividere con i cittadini tali scelte. Il Prefetto Tronca blocchi immediatamente questa assurdità”.

UN PROBLEMA DI PARTECIPAZIONE E SICUREZZA – Più dura la posizione assunta dalla coordinatrice municipale di FI, Laura Pasetti, che punta il dito contro la mancata partecipazione della cittadinanza nella scelta: “Terminato l’iter burocratico, il Municipio IX realizzerà la nuova casa di accoglienza, senza aver in alcun modo coinvolto i cittadini ed averne ascoltato i pareri. Questa è la compartecipazione proposta dal Municipio”. Per Laura Pasetti questo progetto andrebbe ad insistere su un territorio già vessato dalla prostituzione e dall’illegalità diffusa: “La Casa di Leda si inserisce in questo contesto, ed il rischio di contaminazione e di creazione di roccaforti di microcriminalità esiste, ed è concreto, aumentando enormemente il degrado morale e sociale che già da anni oltraggia il Municipio IX – seguita – Chiediamo per questo motivo che il Municipio indichi in che modo e quando la cittadinanza sia stata ascoltata in merito alla “Casa di Leda” e come intenda garantire la sicurezza necessaria, quali siano gli oneri dovuti e se saranno a carico dei cittadini”.

POLEMICHE INFONDATE – I costi, ci sembra ben chiaro leggendo la Determinazione Dirigenziale, saranno a carico dell’Amministrazione per le sole utenze, il resto sarà a carico della Fondazione Poste Insieme. Ulteriori costi, quelli per il controllo, non differiranno da quelli che sarebbero comunque sostenuti in altre strutture. Inoltre, ciò che forse sfugge in questa vicenda, è che coloro che saranno inseriti nel progetto sono legati agli UEPE (Uffici esecuzione penale esterna) che si occupano delle “attività di aiuto e controllo delle persone sottoposte alla messa alla prova e all’affidamento in prova al servizio sociale e di sostegno dei detenuti domiciliari”. Ci sembra quindi impossibile parlare del rischio di aumento della criminalità senza finire ad accusare l’intero sistema della ‘messa alla prova’, ‘dell’affidamento in prova al servizio sociale’ e degli arresti domiciliari, parte integrante del sistema giudiziario italiano.

Leonardo Mancini